Regia di John Boorman vedi scheda film
CANNES 2014 - QUINZAINE DES REALISATEURS
Con QUEEN AND COUNTRY Boorman riprende il racconto, altamente autobiografico, di una giovinezza che passa dall’infanzia ed adolescenza del lodato, brillante ed arguto “Anni 40”, agli ardori delle soglie del traguardo del primo ventennio di vita vissuto con trasognata spensieratezza dal diciannovenne Bill Rohan; un ragazzotto della buona borghesia inglese che passa i suoi giorni tra la noia, le nuotate nel lago, la passione cinefila e l’attesa snervante della chiamata alle armi.
Quando finalmente viene reclutato, stringe amicizia col bizzarro e simpatico Percy, complice di tante smargiassate e scherzi irriverenti e a volte pesanti rivolti contro una dirigenza marziale ottusa e mentalmente rigida e conformista. Ma quando i sogni di gloria ed onore per la partenza in missione nella guerra di Corea tramontano, essendo i due giovani destinati più banalmente a prendere parte ad una scuola di istruzione per reclute semi analfabete in qualità di insegnanti, ecco che scatta nei due giovani la scintilla per organizzare una complice e organizzata ribellione contro i rigidi e anacronistici sistemi organizzativi della vita militare, mentre al fronte i loro coetanei arruolati a forza tornano a casa mutilati o in una bara. Amicizia virile, complice e costellata di mille bizzarrie, quella che nasce quando l’energia e l’esuberanza della giovinezza sconfiggono le tenebre di una violenza ed una aridità mentale che la guerra sempre alimenta e spinge verso le sue forme più aberranti.
Queen and Country si nasconde e trova riparo dietro l’energia e la spigliatezza dei suoi interpreti, effervescenti sino all’impudenza e guidati dall’istinto irriverente proprio della giovane età verso la scoperta dei primi amori, e per questo indotti a vivere con impeto incosciente e ottimista anche le storie d’amore più impossibili (quella del protagonista con una “ancella” della regina, così in incognito da farsi chiamare Ophelia, o quella dell’amico Percy verso la sorella libertina del suo migliore amico e protagonista), e ha la sensatezza di fermarsi sempre un attimo prima di arrischiarsi verso il macchiettismo puro e semplice che ne affievolirebbe il valore. Ne esce un film vitale, ironico e assai sentito, che riflette il contrasto tra la scellerata ma vitale sconsideratezza dell’istinto giovanile che si batte ed affronta orgogliosamente le vuote formalità di un esercito burocratico e farraginoso, le vuote prese di posizione dei suoi più autorevoli e capricciosi volubili rappresentanti, i voltafaccia sconcertanti dei falsi amici che sono pronti a tradire le confidenze più intime pur di salvarsi dalla trincea e dai suoi massacri.
Un cast eccezionale di grandi attori britannici (Sinead Cusak, Richard E. Grant, David Thewlis e molti altri) fanno da perfetto e robusto corollario ad un trio di giovani freschi interpreti motivati e brillanti. Un caloroso applauso di una sala gremita congeda il grande maestro, indubbiamente il personaggio di spicco e più autorevole di questa edizione.
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