Regia di François Ozon vedi scheda film
Due amiche per la pelle, Léa bionda e Claire rossa: una vita quasi in simbiosi, soprattutto da parte di quella apparentemente più succube ed insicura rispetto all’altra, che è bella, bionda ed appariscente, amata e disiderata da tutti.
Crescono unite, si fidanzano nello stesso periodo, si sposano a distanza ravvicinata; la bionda rimane incinta e pochi mesi dopo la nascita, improvvisamente muore di un male incurabile.
La cinepresa astuta e calcolata di Ozon si apre su un volto di sposa al trucco, per farci scoprire, non senza un certo shock, che la sposa giace defunta dentro una bara bianca, circondata dai propri cari inconsolabili, e tra questi lei, Claire (Anais Demoustier), a cui la defunta Léa ha chiesto in punto di morte di prendersi cura del marito e della figlia.
Ecco dunque che la ragazza diventa amica intima del giovane vedovo David (Tomain Duris); così intima da avere il privilegio di scoprire ciò che l’uomo condivideva solo con la defunta moglie: l’arte, la passione, di travestirsi da donna, fino a cambiare personalità e pure nome, diventando la valchiria spilungona Virginie (una sorta di Amanda Lear ugualmente molto sopra le righe e mascolina, cantante non a caso citata in una concitata scena ambientata in discoteca).
Virginie finisce per divenire l’elemento essenziale, indispensabile, per supplire la mancanza per Claire di quell’amica fondamentale per garantire un equilibrio esistenziale ormai sempre più vacillante.
Une nouvelle amie, forte di una locandina rosso fuego che ricorda esteticamente quelle anni '80/90 di Almodovar, complice di una musica concitata in cui certi violini potenti saggiamente orchestrati per creare la tensione emotiva legata all’ambiguità dei personaggi coinvolti, è sviluppato come un thriller sull’identità sessuale, il cui l’abile regista francese si trova naturalmente (e maliziosamente) a suo agio, come sappiamo bene.
Tuttavia, a dire il vero, lo stesso Ozon porta avanti una trama fitta e concitata che promette sviluppi sempre più arditi e scottanti, per ritirarsi ed appartare certe tensioni omoerotiche nella dimensione del sogno o dell’immaginazione, e per questo lasciandoci un po’ interdetti o delusi.
Peccato perché in questa tortuosa, improbabile ma accattivante rincorsa alla ideale definizione sessuale tra superstiti, ove Claire trova in Virginie l’amante donna che in realtà non è, rifiutandosi di proseguire una relazione, e quindi un tradimento, non appena scorge nell’amica le caratteristiche tutte maschili della sua inequivocabile intimità; allo stesso modo il marito di Claire (è Raphael Personnaz, notissimo in Francia e conosciuto in Italia per aver interpretato il signor Malaussene nella recente trasposizione), visibilmente attratto dal travestitismo, ma forte delle remore insite nell’uomo che vuole mantenersi fedele alla giovane e bella consorte, rimane bloccato nel cercare di dare sfogo al suo intimo inconfessabile desiderio; che si sviluppa solo in un sogno ingannatorio da parte della sua consorte, quando immagina la possibile relazione clandestina tra suo marito e David (che per l’occasione abbandona i panni di Virginie) in una torrida scena sotto la doccia di uno spogliatoio, scena che tuttavia non viene sviluppata se non come una eventualità lasciata all’immaginazione distorta di Claire.
Un vero peccato, perché il film, pur contorcendosi fino all’inverosimile, avrebbe trovato con la vena sado-masochistica ma anche ironica del bravo regista francese, la coerenza narrativa ideale per avvicinarsi ai parossismi depalmiani (Virginie perennemente avvolta da un fasciante impermeabile cita smaccatamente Angie Dickinson, mimandone chissà se consciamente peraltro certe spigolosità facciali, in Vestito per uccidere!!!) che qui rimangono purtroppo solo accennati e poi relegati in sottofondo, affogati da toni melò che potevano comunque restare coerenti con un risvolto più smaccatamente thriller.
Certo Ozon sceglie accuratamente un trio d’attori belli e sensuali (Duris-Demoustier_Personnaz) che si completano ed intersecano in un triangolo accattivante ma alla fine non pienamente sfruttato, che tuttavia risulta come il punto di forza di una vicenda assurda, anche nelle esagerate ambientazioni in ville moderne o viceversa antiche che sembrano castelli, ma molto attraente che ci dà la sensazione di essere dei voyeur solo in parte appagati da uno sviluppo concitato ma incompleto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta