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Siamo donne

Regia di Alfredo Guarini, Gianni Franciolini, Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Luigi Zampa vedi scheda film

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La recensione su Siamo donne

di luisasalvi
8 stelle

Non è un capolavoro, né poteva né intendeva esserlo. Voleva essere ed è un quasi-documentario sul rapporto fra le attrici e il mondo e la vita.

Un “prologo” di Guarini, un concorso per una “promessa” del cinema per un progettato film dal titolo Quattro attrici, una speranza, che riproduce in modo simpatico il film stesso realizzato e registra in parte fedelmente (almeno così sembra; e ne costituisce comunque un elemento positivo) il momento del concorso per l’aspirante attrice chiamata ad affiancarsi, come primo episodio, alle quattro notissime protagoniste degli episodi successivi. Ovviamente non è documentaria la vicenda della protagonista, Amendola, che racconta la propria partecipazione, con la madre che si oppone nettamente, poi l’imbarazzo del provino, in cui deve mimare una telefonata al padre, molto avvincente, dall’iniziale timidezza alla successiva spontaneità (apparente; ovviamente è tutto programmato, e l’attrice si dimostra già smaliziata e abile). Il concorso è per una speranza, ed è Amendola che si narra, ma saranno due le accettate, con lei anche Danieli. Sarà così nella realtà. Delle altre partecipanti alcuni momenti sembrano autentici, altri chiaramente recitati… cioè alcune delle “partecipanti scartate” recitano da attrici…

Gli episodi seguenti propongono continuazioni possibili della vicenda di chi diventa attrice, con alcuni temi già suggeriti nel prologo: solitudine, mondo diverso tagliato fuori da quello reale, rapporti con il fidanzato o con la famiglia.

Alida Valli viene a sapere per caso che questa sera si festeggia il fidanzamento della sua massaggiatrice, che non l’aveva invitata pensando che lei non sarebbe venuta; lei invece accetta, poi però va alla già programmata serata “di lavoro”, ci si annoia, fugge e va alla festa dove è accolta dapprima con onori ancora più sgradevoli della festa di lavoro, fra presentazioni di tutti, richieste di autografi, ecc. Si rifugia in cucina ad aiutare e ripensa alla propria giovinezza in famiglia ed ai suoi più modesti ma più autentici sogni; poi il fidanzato viene a invitarla a ballare, con lui affacciata alla finestra a vedere i treni che passano, sente nostalgia dei suoi più modesti sogni, di un fidanzato così… e per un attimo gioca la parte della sua fidanzata, pur rendendosi conto che lui accetta con più serietà il “gioco”. Di fronte agli sguardi preoccupati della fidanzata che intuisce, lei se ne scappa via. Ben recitata, non solo dalla Valli, la vicenda centrale, della tentazione; scontata e prevedibile la noia alla cena ufficiale e il fastidio del successo popolare, già visti con ben altra efficacia da altri registi (Fellini per primo).

Ingrid Bergman è narrata con amore dal marito Rossellini, gioca (con autocritica un po’ facile) sui difetti del suo italiano e sul suo caratterino; riprende i giochi visivi sugli animali, già utilizzati da Rossellini nel bel corto Il tacchino prepotente, purtroppo ingiustamente trascurato: il montaggio rende il gallo della vicina arrogante, subdolo, perfino ironico… Il resto, il litigo con la vicina e l’arrivo degli ospiti, mi pare molto meno interessante.

Isa Miranda passa dalla presentazione compiaciuta della sua casa, con la sfilata dei suoi ritratti fatti da tanti illustri pittori, al racconto dell’incontro casuale con un bimbo ferito, che lei porta in ospedale, assiste, riporta a casa dove ci sono altri fratellini, ne ha cura in attesa che torni la madre, e rimpiange la propria rinuncia alla maternità per aver dato la precedenza al lavoro; tutto abbastanza ovvio, umanamente verosimile o forse autentico, ma secondo me di riuscita artistica molto scarsa. È l’episodio meno convincente.

Anna Magnani, sempre bravissima. Autoironica in modo più convincente. Il litigio con il taxista si trascina decisamente troppo, dovrebbe essere farsesco ma Visconti non è tagliato per questo genere. Ma il canto finale! Bravissima!

 

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