Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Dopo quanto ne avevo letto, mi aspettavo un bel film, originale e profondo, ma sono rimasto deluso. Le vicende di una madre alle prese con l’iperattività e il deficit di attenzione di un figlio adolescente costituivano indubbiamente un terreno fertile per una narrazione coinvolgente, per una storia foriera di riflessioni e risvolti drammatici. Invece, il tutto mi è sembrato naufragare, dalla tensione pressoché latitante alla ripetitività delle situazioni, passando per il formato della pellicola e un finale che vorrebbe essere “aperto”, ma risulta solo incomprensibile o semplicemente sospeso. Il film sembra quasi interamente ripreso da un i-pad utilizzato male, con due larghe fasce nere ai due lati delle immagini. Ad un certo punto, il giovane protagonista maschile, in un momento positivo della sua difficile esistenza, apre le braccia e l’immagine si allarga riempiendo lo schermo. Una boccata d’aria che dura pochi minuti e si ritorna al soffocamento visivo. L’operazione viene ripetuta verso la fine ed è altrettanto effimera. Non sono riuscito a comprendere cosa volesse dire una scelta del genere. Di certo, ha affaticato non poco la mia visione. Non nego che sul piano della recitazione i tre personaggi principali dimostrano una certa bravura, lasciano l’impressione di essersi calati con molta partecipazione nei rispettivi ruoli, ma sono lanciati in una serie di vicissitudini spesso prevedibili, molto simili tra loro e quindi ripetitive. La rapidità dei dialoghi e la caratteristica inflessione franco-canadese riscattano in parte la pochezza dell’opera, ma non oso pensare cosa debba essere stato vedere il film doppiato in italiano. Cone se non bastasse, la durata è eccessiva, errore imperdonabile per un film nel quale succede davvero poco.
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