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Mommy

Regia di Xavier Dolan vedi scheda film

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La recensione su Mommy

di LorCio
10 stelle

Naturalmente siamo sempre all’avanguardia e quindi è il primo film di Xavier Dolan che arriva in Italia, ed è giusto così, in fondo che sarà mai un tizio di venticinque anni che in un lustro mi sforna cinque film che pare siano ottimi. Facile ricorrere allo streaming illegale (poi non lamentatevi, distributori d’ogni genere e razza – ma questo è un altro discorso) per conoscere l’opera di uno dei più giovani autori del panorama internazionale. E il discorso è applicabile a molti altri cineasti.

 

Xavier Dolan

Mommy (2014): Xavier Dolan

 

Fatto sta che, sì, abbiamo a che fare con un autore. Mi è capitato, negli ultimi tempi, di tornare sul concetto di politica degli autori (per quanto riguarda l’opera di Woody Allen: davvero dobbiamo considerare la sua ultima fatica un tassello di un progetto più ampio? non possiamo limitarci a considerarlo semplicemente un film minore senza pensare all’autore e al suo lavoro completo?) e in più molti autorevoli studiosi e commentatori stanno proprio riflettendo sul concetto di autore nel cinema contemporaneo. Ora, tornando terreni, perché dico che Dolan è un autore, senza conoscere il resto della sua opera?

 

Antoine Olivier Pilon

Mommy (2014): Antoine Olivier Pilon

 

Perché Mommy ha una voce. Sembra una sciocchezza, ma quanti film, sulla carta buonissimi, non mantengono le promesse perché si perdono, per dirne una, nel burrone dell’ombelico dell’autore autoreferenziale? E, badate bene, gli ingredienti con cui Dolan cucina sono incandescenti, confinano col kitsch consapevole quasi camp (i costumi, le acconciature, il décor), hanno il vago sapore di autori chiamati in causa in maniera quasi contraddittoria (Scorsese, Allen, Loach, Sirk), scivolano verso il melodramma più spudorato ed abbondano in fisime di varia specie (d’altronde son tanti centotrentaquattro minuti – e la colonna sonora è un trionfo pop). E invece.

 

Anne Dorval

Mommy (2014): Anne Dorval

 

E invece Dolan cucina straordinariamente e prende il meglio di tutti questi ingredienti, realizzando un qualcosa («torta o crostata?») di romanzescamente libero ed emotivamente da liberarsi, con una voce propria ed una cifra autonoma (nasce uno stile Dolan e si spera che non diventi maniera Dolan). Un talento assurdo che pare esplodere all’interno del formato 1:1, un quadrato che ora incornicia i volti e ora li tiene prigionieri sottolineando una claustrofobia abbastanza evidente e soprattutto intima, per poi aprirsi nel 16:9 solo nei momenti di felicità assoluta e quindi labile.

 

Antoine Olivier Pilon

Mommy (2014): Antoine Olivier Pilon

 

Le tre anime che abitano la scena, non tanto sole quanto bisognose d’amore, meritano elogi a tutto spiano per non aver mai ceduto alla faciloneria di una sovrainterpretazione. In un ruolo di lucidissima sofferenza e instabilità, la mamma scombinata e forte al contempo, Anne Dorval è stupenda. Nei panni scomodi di Steve, Antoine Oliver Pilon si regista come magnifico attore d’altri tempi. La tormentata Suzanne Clément suggerisce con gli occhi l’afflizione d’una vita a metà e la lieta e provvisoria scoperta della tenerezza.

 

Anne Dorval

Mommy (2014): Anne Dorval

 

Commovente fino ad essere maledettamente straziante, è un meraviglioso melodramma sulle conseguenze dell’amore assoluto, sull’infinito dolore che quello stesso amore può provocare, sulla speranza che non può sacrificarsi sull’altare dell’indifferenza, sulla paura di essere fraintesi, incompresi, abbandonati. Si ride pure (ogni tanto riesce ad essere la commedia che non potrà mai essere), però le lacrime trionfano e alla fine se ne esci lacerati. È il più bel film d’amore e sull’amore dell’anno, ma è anche il più doloroso.

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