Regia di Jennifer Kent vedi scheda film
Il cinema horror guadagna un nuovo protagonista, il Babadook, e una nuova promessa, la regista australiana Jennifer Kent. Nato da un corto del 2005, questo lungometraggio a budget relativamente ridotto, è una boccata d'aria fresca in un genere ormai appiattitosi su ettolitri di sangue senza arte ne parte, zombies più o meno interessanti e poco altro. Il cinema della Kent mi ha ricordato gli episodi migliori di Wes Craven, anche nelle inquadrature e nel taglio dei personaggi. Tutto è molto netto, una madre, un figlio, una casa e una psicosi che dalla paura infantile del "mostro sotto al letto" si trasforma in una paura adulta, legata alla parte oscura di tutti noi. In questa frattura fra realtà e fantasia s'infila questo Babadook ad alimentare, soprattutto nella seconda parte del film, una baraonda psicotica decisamente interessante, condita da colori saturi e personaggi, i due attori principali, credibili e mai troppo sopra le righe. Certo, un film horror dovrebbe fare paura e qui, in effetti, siamo davanti più al thriller psicologico che a un vero e proprio horror, nonostante alcune sequenze tipiche non manchino. Si sa, lo spavento è cosa molto personale, ed io, sinceramente, di paura non ne ho avuta mai. Mi fa piacere, comunque, che questo esordio stia riscuotendo un buon successo, in patria e all'estero, ad ulteriore testimonianza che il cinema australiano rimane di una spanna sopra, mediamente, alla grande quantità di pattume che arriva, oggigiorno, dagli Stati Uniti. Un piccolo gioiello, qualcosa che richiama il cinema orrorifico di un po' di anni fa, con garbo, intelligenza, coltelli e barboncini.
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