Regia di Jennifer Kent vedi scheda film
Sei anni dopo la tragica morte del marito nell'incidente d'auto avuto quando la stava accompagnando in ospedale per il parto, Amelia vive da sola insieme al figlioletto, un bambino iperattivo e dalla fantasia molto vivace. Ossessionato dal 'Babadook', il minaccioso personaggio di un libro animato trovato per caso tra gli scaffali di casa, il bimbo trascina la madre, una donna fragile che soffre per la mancanza di un compagno, lungo la pericolosa china di una psicosi a due che la porta a credere della reale esistenza di una misteriosa entità che si aggira tra le mura domestiche.
Frutto di una sensibilità femminile per le storie di fantasmi e per una fragilità psicologia divisa tra l'istinto di maternità e i desideri del talamo, l'australiana Jennifer Kent scrive e dirige una insolita trasposizione del mito cinefilo dello 'Boogeyman', declinandolo secondo i canoni di un thriller psicologico che vira facilmente verso l'horror domestico e che, nonostante sembra rincorrere gli elementi più classici del cinema d'oltre-Pacifico, in realtà sceglie di seguire i percorsi alternativi di plausibili ossessioni post-partum a scoppio ritardato.
Attenta a delineare tanto gli elementi credibili di una psicosi domestica dovuta alle esasperazioni di una giovane vedova con un figlio difficile quanto l'ambiguo immaginario di una dimensione favolistica dove si confondono realtà e immaginazione, pavor notturno e isterismo diurno, evocazione del maligno e lento scivolare verso l'insania mentis, la Kent conduce una materia narrativa apparentemente scontata verso le suggestioni subliminali di un retroterra cinefilo che sembra appartenere tanto al bagaglio dell'autrice (da 'I tre volti della paura' di Mario Bava con l'episodio de 'La goccia d'acqua' ai diversi frammenti dei capolavori fantastici di George Méliès) quanto a quelle del suo alter ego nel film (da antologia il sogno allucinatorio della giovane madre che cerca di tenersi sveglia guardando le grottesche rappresentazioni televisive sui rudimenti della settima arte).
I Tre Volti Della Paura (1963): Scena tratta da 'La goccia d'acqua'
Le Livre Magique (1900): Una scena del film
The Babadook (2014): Essie Davis e Noha Wieseman
Si passa così dalla classica storia dell'Uomo Nero (rappresentato peraltro secondo un'iconografia fiabesca abbastanza logora) all'assedio domestico di un'ossessione labirintica che trasforma la casa della protagonista in una sorta di Overlook Hotel dove un Jack Torrance in baby doll cerca di far fuori un piccolo Danny dagli occhi spiritati e con il dono della luccicanza (un Noha Wieseman straordinariamente somigliante all'originale) passando attraverso l'incubo polanskiano di una repulsion sessuofobica dovuta al protrarsi di una lunga astinenza (tra i ninnoli della mamma,ad un certo punto, spunta pure un vibratore!).
The Shining (1980): Danny Lloyd
The Babadook (2014): Noha Wieseman
Repulsion (1965): Catherine Deneuve
The Babadook (2014): Essie Davis
Tutto è bene quel che finisce bene, parrebbe di dire, vedendo il rassicurante finale dove l'addomesticamento delle più recondite e inconfessabili paure finiscono per sostituire il più fedele amico dell'uomo, strangolato da mani amiche, con una creatura immaginaria e spaventevole ridotta ad una pietosa cattività e incatenata amorevolmente nella cantina di casa. Cuore di mamma!
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