Regia di Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli vedi scheda film
Questione di punti di vista: per l’esercito israeliano, per Hamas, per gli spettatori dei telegiornali di tutto il mondo la buffer zone è la zona cuscinetto, una striscia ai confini della striscia, lembo di terra rovente e sottile che separa fisicamente Gaza da Israele. Per Jabber la buffer zone è un terreno da coltivare, il suo: è un contadino e lì pianta i semi ogni anno, sperando di avere acqua per crescerli. Il documentario collettivo Striplife Gaza in a Day è dedicato alla memoria di Vittorio Arrigoni, attivista ucciso in Palestina nel 2011, e nel solco lasciato dal suo nume tutelare tenta di ribaltare, o almeno di scuotere, il punto di vista sulla Striscia di Gaza e sul conflitto israelopalestinese. Raccogliendo in poco più di un’ora immagini e suoni (senza voci off, senza commenti musicali, col solo ausilio delle didascalie) dalla quotidianità di una manciata di individui: oltre a Jabber, la telereporter Noor, il rapper Antar, il fotografo Moemen, pescatori e ragazzi impegnati nel parkour. Un ritratto corale vitale e asciutto che evita, talvolta programmaticamente, la retorica sulle tematiche controverse che coinvolgono Gaza, contrapponendo squarci di dinamismo ipercinetico (le acrobazie del parkour, le canzoni sincopate dei rapper clandestini, il movimento costante del fotografo in sedia a rotelle) alla mortifera consuetudine delle cronache tv. Un’operazione cinematograficamente rigorosa, meno spontanea dei suoi protagonisti, ma lodevole.
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