Regia di Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli vedi scheda film
Cinque registi, cinque ragazzi giovani, cinque speranze del nostro docucinema e questo progetto, rischioso e bello, di raccontare, attraverso la vita di alcuni abitanti, una giornata "normale" a Gaza City, martoriata metropoli, città simbolo della resistenza palestinese. Per sgomberare subito il campo da chi già immaginerà un resoconto resistente, schierato, di parte, dico subito che questo mediometraggio, poco più di un'ora, è un racconto umano e civile, prima di tutto, uno squarcio per nulla retorico su una situazione drammatica, che tutti conosciamo. E' vita di tutti i giorni, dalla ragazza giornalista che lavora per una televisione di Gaza, che s'innamora su Facebook di un pari età inglese, ai pescatori sorpresi, nella magnifica sequenza d'apertura, dall'inatteso spiaggiamento delle mante, quasi miracoloso per chi, il cibo, il sostentamento, lo riceve per l'80% dagli aiuti umanitari, all'ex calciatore della nazionale palestinese che allena i bambini dei campi profughi o all'estrema vitalità dei ragazzi di Gaza, fra la musica hip hop e spericolate evoluzioni su le macerie che circondano la città. E i recinti: quelli dello zoo e quelli attorno a Gaza e al suo territorio, vere e proprie gabbie nel deserto, sfiorate dai popoli nomadi e dal loro bestiame, mentre, appena oltre la "zona cuscinetto" i blindati israeliani pattugliano e ogni tanto tirano sui contadini, tanto per fare. Un mondo a parte, Gaza, una Sarajevo amata o odiata dal mondo, ma viva, sorridente, caotica e che, nonostante tutto, guarda al futuro senza timori. Un bel lavoro, il bel cinema indipendente italiano, indipendenza che paga, stupidamente, con l'invisibilità. O quasi. Da promuovere.
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