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Shining

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Shining

di yume
10 stelle

“ tutto deve cambiare perché tutto resti uguale”, e via discorrendo…

locandina italiana 2017

Shining (1980): locandina italiana 2017

Parliamo di Shining, 42 anni dopo.

Un’isola a forma di biscia vista dall’alto in mezzo ad un lago montano, dall’elicottero usato per le riprese scorre velocemente il paesaggio delle Montagne Rocciose, la strada tortuosa e impervia fra boschi di larici è percorsa da una microscopica macchinina bianca che corre verso nord (poi scopriremo che l’altitudine è notevole, Wendy , la moglie, sente l’aria rarefatta).

Direzione Overlook Hotel, una enorme, grigia costruzione di vecchio stile indefinibile ma certo pretenzioso, sorta su un antico cimitero indiano, frequentata in estate da personaggi del jet set internazionale, ora è in procinto di chiudere per la pausa invernale.

Dentro fervono lavori di pulizia e stoccaggio merci nei frighi e in dispensa, serve qualcuno che ci passi l’inverno per manutenzione di boiler, condotti e alimentazioni varie che, se fermi, gelerebbero e diventerebbero inservibili.

Insomma, tutto regolare, ci si prepara con ottime credenziali a riaprire la prossima stagione turistica.

Un piccolo particolare: difficile trovare qualcuno da ingaggiare per la guardiania.

Perché? Overlook hotel  (badare al nome, significa dominante, bellavista, ma anche trascurato, scherzi dell’inglese!) non gode di buona fama, dieci anni prima della nostra storia il guardiano d’inverno sterminò la famiglia e la fece a pezzi.

Forse la solitudine, forse una follia mai clinicamente dichiarata ma pronta ad esplodere, non lo sapremo mai, certo difficile trovare il personale che stia lì fino al primo maggio isolato dalle tempeste di neve, la strage fece epoca e i fantasmi, si sa, girano, ah se girano!

L’hotel ha una fama sinistra anche per altri eventi che ci sono risparmiati, e a cui si allude soltanto, ma feste e festini non sono mai mancati, almeno a partire dagli anni venti, come si evince dalla foto finale su cui torneremo.

Un enorme labirinto arboreo con pareti alte sedici metri costruito all’esterno merita una menzione a parte.

Questo labirinto (di cui fa mostra di sé un grosso plastico nella hall)è il fiore all’occhiello del lussuoso hotel.

Per non sappiamo quale perversa abitudine la moda dei labirinti è stata sempre molto diffusa nel mondo della botanica, e non solo, se ne fanno dappertutto anche in tufo, pietra, sabbia, insomma ci si diverte ad inventare sfide inutili, anche se nel nostro caso quel labirinto sarà la salvezza per Danny, il figlioletto di sette anni, e Wendy, la povera, sfortunata mogliettina di quello scrittore fallito di nome Jack Torrance.

Jack Nicholson

Shining (1980): Jack Nicholson

Narcisista, maschilista e forse pure pedofilo (non approfondiamo l’argomento, molto esplicito nel romanzo di Stephen King, qui limitato ad una criptica immagine di una stanza appena intravista dall’esterno, dove una maschera di orso copre il viso di qualcuno indaffarato in ginocchio davanti all’azzimato direttore dell’hotel disteso a letto).

A Jack non manca proprio nulla.

Accetta l’incarico perché naviga in cattive acque e servono soldi, ha deciso solo lui per tutti, Wendy adora gli horror, dice, sarà entusiasta di conoscere la storia della famiglia fatta a pezzi, il piccolo Danny è buono, ubbidiente, dice sempre di sì con vocina compunta, non ha amici con cui giocare, troverà subito la sala giochi in hotel e un triciclo con cui scorrazzare.

scena

Shining (1980): scena

Insomma Jack sa cosa devono desiderare gli altri.

Lui, beh, lui non aspetta altro che cinque mesi di pace per scrivere il romanzo che sta per partorire, così dice con aria soddisfatta al direttore durante il collloquio di assunzione..

Infatti si piazzerà al centro del salone con la sua macchina da scrivere, un faraone in trono.

Shelley Duvall

Shining (1980): Shelley Duvall

Quando arriva la povera Wendy per un normale scambio di chiacchiere comincia ad emergere la bestia che è in lui.

Non spoileriamo, diciamo che da questo momento, con una di quelle progressioni veloci e incontrollabili che la schizofrenia reca con sé, in nostro Jack s’identificherà totalmente con il suo predecessore e andrà in giro per stanze e corridoi con un’accetta in mano.

Misteri della psiche, un bel trattato di Jung dalla copertina rossa campeggia sulla scrivania del direttore a colloquio con Jack, tutto si svolge al suo interno e quando un motore va in avaria non c’è santo che lo raddrizzi.

Come ripararsi, dunque? Il labirinto ghiacciato d’inverno è uno spettacolo da fantascienza e il piccolo Danny, unico ad avere la “luccicanza” del titolo, saprà come muoversi lungo i corridoi innevati e fornire a sé e a noi il meritato lieto fine.

Shelley Duvall

Shining (1980): Shelley Duvall

Kubrick fa un bel viaggio di andata e ritorno nella mente dell’uomo, ci costruisce intorno uno dei suoi capolavori che, come i classici, continua sempre a dire quello che ha da dire, e fa della colonna sonora un magnifico tappeto sonoro attingendo al repertorio dei suoi amati musicisti del ‘900 (v. in fondo il  parziale soundtrack).

Scenari curati all’inverosimile, un ordine geometrico rigoroso, prospettive che sembrano reali e poi si rivelano immaginarie, l’orrore non è affidato alle immagini, che pure assalgono in spirali improvvise, c’è addirittura una forma spesso briosa che più che esorcizzare il male ne svela la disperata banalità.

I tre personaggi

Nonostante la vicenda narrata in un film (o in un romanzo) sia sempre unica, l’autore ne fa un modello, e se fa bene le cose, quel modello ci riflette ed è un tassello di un affresco della società in un preciso contesto storico.

In Shining c’è la summa del disagio sociale (mancanza di mezzi), del disagio individuale (violenza domestica), c’è l’autorappresentazione narcisistica di individui border line che, delusa, può scatenare rabbia omicida, c’è delirio di onnipotenza applicato contro il debole che soggiace e tenta la fuga, c’è l’esibizione di un ordine sociale alterato, che si riproduce all’interno della famiglia: il ricco, il potente, il padre al vertice, il povero, la donna, il bambino alla base.

Su di loro si esercita l’arbitrio, Kubrick inonda di sangue lo schermo, sceglie fra le altre musiche di Pendereky composte per Hiroshima, addirittura fa entrare in campo Cappuccetto rosso, una delle favole più agghiaccianti che hanno nutrito generazioni di bambini convincendoli al bene della sottomissione.

 Wendy è una donna forte ma inevitabilmente schiacciata da un marito prevaricatore, Kubrick ha mano molto felice nel metterla in scena, ne focalizza tutti gli aspetti positivi di donna pratica, risoluta, intelligente. Amava il marito, il suo stupore nel vederlo trasformarsi in mostro è pari al dolore e alla paura, soprattutto per il figlio.

Il bambino, che nella vita ha girato questo unico film (che ha visto per intero solo a diciassette anni ) e poi si è dato all’insegnamento, è un modello di sottomissione spaurita, parla a monosillabi, trascorre il suo tempo in una solitudine che si riempie di fantasmi con l’unico amico, Tony, che vive nella sua bocca, quando parla, e nello stomaco quando sta zitto. L’indice che si piega è la sua voce.

Danny somiglia alla madre, non è un ribelle e non lo sarà mai, ma è determinato e sa come cavarsela, nonostante la paura, anzi soprattutto per la paura.

Ciò che più conta in lui è la sua “luccicanza”, quella luce che si irradia da persone qualsiasi, non i Santi con l’aureola delle antiche chiese, ma uomini e donne di cui avvertiamo la diversità, quella forza che fa ancora sperare nell’esistenza del bene.

Alla fine lo sconfitto è Jack, una vittima, statua di ghiaccio chiusa nel labirinto della mente.

La foto finale

L’epilogo chiude la tragedia, la catarsi si è realizzata e il dramma satiresco interviene a sedare gli animi stravolti dallo scatenamento delle forze primigenie.

Saturno che divora i figli, il Minotauro che pretende sacrifici umani, Edipo e “l’apparente assurdità della sventura” , offrono da millenni chiavi di lettura delle umane sofferenze, tutto è stato già detto, basta saper credere.

In finale Kubrick avvicina rapidamente la macchina alla  parete di fondo del corridoio piena di foto e fa primo piano su una.

Midnight, the Stars and You" di Ray Noble and His Orchestra Vocal - Al Bowlly riempie l’aria di piacevoli note, c’è aria di festa, è il 4 luglio 1921, si festeggia l’indipendenza e Jack è al centro in basso nella foto gremita di gente di alto lignaggio, donne in abito da sera, uomini in tight.

Un bel fotomontaggio, la foto è autentica del 1923, e Nicholson /Jack ringiovanito e sorridente domina la scena.

E’ l’”eterno ritorno”, “ tutto deve cambiare  perché tutto resti uguale”, e via discorrendo…

SOUNDTRACK

Ligeti, Lontano (1967)

https://www.youtube.com/watch?v=mZBQjhoVJaE

 

The Awakening of JacobKrzysztof Penderecki

https://www.youtube.com/watch?v=5MEwiO563rY

 

The Shining (Main Title)
Written by Wendy Carlos and Rachel Elkind
Performed by Wendy Carlos and Rachel Elkind
Based on "Dream of a Witches' Sabbath" from Symphonie fantastique by Hector Berlioz and traditional requiem "Dies Irae"

 

Midnight, the Stars and You" Ray Noble and His Orchestra Vocal - Al Bowlly

https://www.youtube.com/watch?v=-fN-Xjpd-qE

 

Home (When Shadows Fall) shining Peter  van de steen

https://www.youtube.com/watch?v=ZC1js5yVYLg

 

Music for Strings, Percussion, and Celesta (Movement III)
Music by Béla Bartók
Conducted by Herbert von Karajan
Recorded by Deutsche Grammphon
Performed by Berliner Philharmoniker (uncredited)

 

https://www.youtube.com/watch?v=-9LWHEf0VFo

 

Per le vittime di Hiroshima

De Natura Sonoris No. 1
Music by Krzysztof Penderecki
Performed by Narodowa Orkiestra Symfoniczna Polskiego Radia w Katowicach (uncredited)
Conducted by Krzysztof Penderecki (uncredited)

https://www.youtube.com/watch?v=pOHK7kc6QXA

 

 

 

 

 

 

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