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Sherlock Holmes. Soluzione settepercento

Regia di Herbert Ross vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sherlock Holmes. Soluzione settepercento

di jonas
6 stelle

Per guarire Holmes dalla sua dipendenza dalla cocaina, che ormai gli sta facendo perdere il contatto con la realtà, Watson escogita uno stratagemma: mandarlo a Vienna all’inseguimento di Moriarty e lì affidarlo alle cure di uno psicoterapeuta di cui tutti parlano. Il film ha un cast sontuoso ma sottoutilizzato (Laurence Olivier compare per pochi minuti, Vanessa Redgrave è relegata nel ruolo passivo della fanciulla in pericolo) e spara tutte le sue cartucce in un incipit intrigantissimo; poi, quando si arriva a Vienna, diventa un’allegra pagliacciata senza freni: Holmes e Freud si coalizzano per sventare una tratta delle bianche, sparano, tirano di scherma, si lanciano all’inseguimento di un treno e il secondo gioca pure a squash. Un’operazione dissacratoria, di per sé legittima, ma che snatura il personaggio creato da Conan Doyle (lo si riconosce solo nella scena in cui deduce tutta la vita di Freud semplicemente osservando gli oggetti del suo studio, pur senza averlo mai visto prima) e risulta molto meno radicale, e molto meno interessante, di quella compiuta da Wilder sei anni prima in La vita privata di Sherlock Holmes. Alla fine, in risposta agli interrogativi sollevati nella parte iniziale, arriva l’inesorabile spiegone: scopriamo così che la misoginia di Holmes e la sua ossessione per Moriarty hanno origine da uno stesso trauma infantile (edipico, neanche a dirlo).

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