Regia di Antonietta De Lillo vedi scheda film
Nel 1995 Antonietta De Lillo visita Alda Merini, le mette una macchina da presa di fronte e crea un ritratto filmato, Ogni sedia ha il suo rumore, in complicità con Licia Maglietta che dà voce al suo Delirio amoroso. Quasi due decenni dopo, e a distanza di quattro anni dalla morte della poetessa, la regista “riscopre” il suo film, i materiali scartati da una conversazione che ha ancora molto da dire, li sottrae al tempo e li ricuce per dare vita a un nuovo documentario. Presentato al Torino Film Festival 2013, La pazza della porta accanto arriva in sala per omaggiare l’artista milanese a un lustro dalla sua scomparsa, e lo fa lasciando spazio esclusivamente alle sue parole, alla sua personale verità, prima ancora che alla sua poesia. Una donna e le sue tante vite, gli amori e i peccati (che sono sempre nuovi, mentre «il vizio è sempre uguale»), le violenze e la ricercata vicinanza con la morte («se non avessi scritto, sarei stata psicanalista o forse imbalsamatore»). Con la calma e il carisma di chi conosce il peso specifico delle parole, Alda Merini racconta con fare ordinario un’anima straordinaria, la sua, e le angolazioni bizzarre e crudeli con cui il mondo l’ha toccata, ammaccata, illuminata. L’omaggio alla voce a alla vita di un’artista è sentito, il paradosso è nella mancanza del controcampo (pochi, fugaci paesaggi meneghini) e del controcanto di una regista che lascia allo spettatore il dovere e il piacere di avvicinare, e masticare, le parole della poetessa.
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