Regia di Peter Marcias vedi scheda film
Sul palco mentre declama il flusso di coscienza di Molly Bloom, sul grande schermo nei panni della volitiva, inquietante zia Maria di L’ora di religione, sul piccolo, senza remore, in un numero musicale nei panni di Beyoncé per Tutti pazzi per amore. Di Piera Degli Esposti ce n’è una sola e centomila, in quasi mezzo secolo di attività fra teatro, settima arte e letteratura. Una personalità che «lascia ferite, non graffi» (Laura Delli Colli), una donna «grande e misteriosa» (Vittorio Taviani), un’interprete che al cinema raramente è stata protagonista, eppure, come sottolinea rapito Giuseppe Tornatore, ogni volta che appare, anche nel minore dei ruoli, lascia l’impressione profonda su autori e spettatori di essere al centro di un film tutto suo, una storia parallela che avviene al di fuori dell’opera che si sta girando. Le voci raccolte da Peter Marcias (oltre ai citati, anche Riccardo Milani, che l’ha diretta in tv, Nanni Moretti, Lina Wertmüller e Dacia Maraini, coautrice con lei di Storia di Piera) restituiscono i volti molteplici e spigolosi di una personalità magnetica e urticante, autrice anche quando “solo” attrice; il tono è a tratti troppo agiografico e celebrativo, meno dinamico del suo soggetto. Meglio quando la parola resta a Piera in persona, registrata da Marcias in tutte le sue incertezze, nelle intercapedini lievi fra una memoria e l’altra, nel ricordo dell’unica visita sulla tomba di Marco Ferreri e della sua inconfondibile voce.
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