Regia di Giuseppe Pollicelli, Mario Tani vedi scheda film
Battiato viaggia su strade temporanee, perché le principali sono fuori uso. La sua è (una) vita tra parentesi perché (una) dopo le tante che ha già vissuto, reincarnandosi, e prima delle tante che vivrà. Niente fine, solo nuovi inizi. Riassume così le fasi dell’attuale esistenza: a) dalla Sicilia a Milano, senza soldi; b) i 70, la musica elettronica, la crisi personale, la meditazione, prima selvaggia, poi consapevole, sulla scia dei maestri orientali Yogananda e Aurobindo e del “maestro di danze”, l’armeno Gurdjieff; c) la musica di comunicazione, la scoperta che si può cantare la metafisica, che siamo «viaggiatori anonimi in territori mistici». Si alternano concerti e dichiarazioni. Previste: «Se tu sei collegato a un certo mondo hai sempre qualcuno che ti suggerisce cosa fare», «comunicare è da insetti, esprimerci ci riguarda». Fideistiche: «Ho avuto la fortuna di conoscere qualche tibetano che si ricordava benissimo le ultime sue quattro vite». Notevolmente ampie: «Noi esseri umani non siamo all’altezza del ruolo che ci hanno assegnato il Cosmo e il Tutto». Alcune molto, molto audaci: «Nisargadatta era ignorante, fumava ottanta sigarette al giorno, ha avuto una illuminazione e ha scritto cose che Kierkegaard se le sogna. E tutto questo solo dicendo il mantra “io sono”». Però! Ne dice e ne canta tante Franco Battiato. Non c’è corrente gravitazionale che lo trattenga giù.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta