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Temporary Road - (Una) Vita di Franco Battiato

Regia di Giuseppe Pollicelli, Mario Tani vedi scheda film

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La recensione su Temporary Road - (Una) Vita di Franco Battiato

di barabbovich
8 stelle

Soltanto per un giorno (l'11 dicembre: e se lo avete perso, peggio per voi) e a prezzo esorbitante (10 euro, nemmeno fosse un film in 3d, li mortacci!) (Una) vita di Franco Battiato sbarca nelle sale cinematografiche. A portarcelo sono un giornalista (Giuseppe Pollicelli) e un regista (Mario Tani) che lo hanno intervistato nelle sue case di Milo (in Sicilia) e Milano, cucendo il tutto con immagini di repertorio, stralci da concerti, ritagli dai film inguardabili che il musicista catanese ha girato come regista. Nel suo collocarsi perennemente "al di sopra", Battiato riesce nell'impresa di essere (involontariamente) assai più comico di Checco Zalone, sproloquiando per settanta minuti (giuro che a un certo punto partono inspiegabilmente, e per un tempo brevissimo, i sottotitoli, nemmeno stesse parlando in siculo stretto), come già aveva fatto una ventina d'anni prima in un libro dal programmatico titolo Tecnica mistica su tappeto. Apprendiamo dunque che in questa vita di Franco Battiato ci sono state tre fasi: quella indigente del trasferimento dalla Sicilia a Milano; quella della sperimentazione elettronica forsennata (esilarante una sua esibizione live dell'epoca, con un incredibile cespuglio di capelli) e quella della "illuminazione" mistica, oggi del tutto debordante. Eccolo allora che tra esaltazione della meditazione, richiami ai mistici indiani, ad Aurobindo, al Kybalion e a Gurdjieff, in una sorta di apodittico delirio metafisico nel quale mancano completamente i nessi logici, partono ad una ad una le massime del Maestro che farebbero impallidire anche uno come Razzi: "Ho conosciuto gente che ricordava perfettamente le proprie vite precedenti". Dai, Franco, puoi fare meglio: "La preghiera può aiutare i morti nel passaggio". Forza, ancora un piccolo sforzo. "Nisargadatta era totalmente ignorante, fumava 80 sigarette al giorno, ha avuto un'illuminazione e ha scritto cose così complesse che nemmeno Kierkegaard le capirebbe. E tutto questo semplicemente recitando il mantra 'io sono'". Oh, adesso sì! Imperdibile.

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