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Il treno va a Mosca

Regia di Federico Ferrone, Michele Manzolini vedi scheda film

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La recensione su Il treno va a Mosca

di FilmTv Rivista
7 stelle

1957, Alfonsine, Romagna rossa, provincia di?Ravenna. Sauro Ravaglia non sogna la California, sogna l’Unione Sovietica. E con una camera Super8 parte verso Mosca, destinazione Festival mondiale della gioventù socialista. Con lui Enzo Pasi e Luigi Pattuelli, come lui cineamatori, come lui in pelligranaggio verso il luogo di quel culto remoto. Verso l’utopia. Ma le immagini che raccolgono in Urss, inaspettatamente, finiscono per deludere la loro ideologia e per sfregiare lentamente la loro visione del mondo. I filmati girati dai tre - conservati dall’indispensabile archivio nazionale di film di famiglia Home Movies - sono messi in dialogo con la voce fuori campo di Sauro, che sfoglia le immagini come fossero le fotografie di un album dei ricordi, le pagine di un vecchio diario ritrovato, che si conclude con la fine di un mondo, ai funerali di?Togliatti. Montati meravigliosamente da Sara Fgaier, gli stralci di pellicola, animati dalle parole del protagonista, sono l’incontro armonioso e di alto valore didattico tra biografia e testimonianza storica, raccontano angoli di Novecento con occhio ingenuo e sorpreso e, soprattutto, dicono di un’Italia passata, del suo sguardo provinciale, dei desideri dei giovani, del loro sognante comunismo tascabile e infine di un disincanto che non si è fatto resa, delle pervicaci dinamiche ideologiche del Partito (che non accolse con affetto gli scarti tra mito e realtà di quelle bobine) e delle logiche residue dell’elettore. In Concorso al Torino Film Festival 2013.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 23 del 2014

Autore: Giulio Sangiorgio

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