Trama
Nel 1957 ad Alfonsine, un paesino della Romagna distrutto dalla guerra, il barbiere comunista Sauro Ravaglia sogna l'Unione Sovietica. Quando si presenta l'occasione di una vita, ovvero visitare Mosca durante il Festival mondiale della gioventù, Sauro e tre amici, armati di cinepresa 8mm, partono per filmare il grande viaggio. A Mosca sono travolti dall'entusiasmo dei partecipanti, ma osservano alcune scene cui non sono preparati: il socialismo non è quel paradiso che avevano immaginato.
Approfondimento
IL TRENO VA A MOSCA: IN VIAGGIO VERSO L'UTOPIA SOCIALISTA
Diretto da Federico Ferrone e Michele Manzolini, Il treno va a Mosca ripercorre il viaggio affrontato nel 1957 dal barbiere comunista Sauro Ravaglia e dai suoi amici, abitanti del piccolo comune romagnolo di Alfonsine che nel 1957 per seguire un ideale politico di pace, fratellanza e uguaglianza, partono alla volta di Mosca per partecipare al Festival mondiale della gioventù socialista. Armati di cinepresa, Sauro e i compagni filmano il viaggio che finisce però con il rivelare una realtà ben diversa da quella immaginata e prospettata. A spiegare le origini di Il treno va a Mosca sono le parole scelte dai due registi per presentare il documentario in concorso al Festival di Torino 2013: «Per Sauro, come per molti della sua generazione, l'utopia non era solo un'idea politica ma una prospettiva che quasi si poteva toccare con mano. Per noi che siamo cresciuti in un'epoca in cui non si sogna più una società ideale, fare un film come questo è un tentativo di far riaffiorare quel desiderio di utopia che, anche solo per motivi anagrafici, non abbiamo mai sentito come nostro.Per farlo abbiamo scelto due assi portanti: i filmati 8mm inediti che Sauro e i suoi compagni Enzo Pasi e Luigi Pattuelli hanno girato a partire dagli anni ’50 (conservati presso Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia) e il racconto dello stesso protagonista oggi. I film amatoriali sono uno sguardo unico su un’epoca, un occhio soggettivo che vale più di qualsiasi ripensamento o smentita successiva.
Il film è il risultato di un lavoro di montaggio e rielaborazione, visiva e sonora, di oltre tre anni. Abbiamo cercato di rispettare lo sguardo originario costruendo però una narrazione più fluida e stratificata, trasfigurando a volte gli 8mm laddove la narrazione lo richiedeva e recuperando registrazioni e documenti sonori dell'epoca. L’idea era quella di raccontare la nascita e la morte del grande sogno comunista in Italia affidandosi molto di più allo sguardo di un tempo che alle parole di oggi.
La traiettoria di Sauro è una parabola eccezionale della militanza, dall’utopia alla sua fine, oltre che un racconto di formazione. Eccezionale soprattutto perché la disillusione, per lui, non è stata un motivo di ritrattare gli ideali con cui è cresciuto bensì un momento di passaggio e di maturazione, trasformatosi poi in uno stimolo a continuare a viaggiare, cosa che ha fatto per tutta la vita.
Con lo stesso materiale si sarebbero potute raccontare centinaia di storie con centinaia di punti di vista diversi. Abbiamo però la convinzione di aver fatto, se non il film migliore possibile, quello più vicino alla nostra sensibilità e, al tempo stesso, fedele alla visione del mondo dei protagonisti.
Note
Montati meravigliosamente da Sara Fgaier, gli stralci di pellicola, animati dalle parole del protagonista, sono l’incontro armonioso e di alto valore didattico tra biografia e testimonianza storica. In Concorso al Torino Film Festival 2013.
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