Regia di Anna Mastro vedi scheda film
“Walter” è uno di quei casi in cui un film non ti piace finchè non finisce. Non nel senso che non vedi l’ora che finisca... In fondo non è né pesante, né esteticamente brutto, e alcuni piccoli siparietti di tanto in tanto (graziosi quelli di Walter con sua madre che lo abbuffa di uova, e irresistibili quelli con lo psicanalista cui da vita un fantastico, baffutissimo William H. Macy) lo rendono tutto sommato scorrevole. Scorrevole, ma sostanzialmente apatico: le movenze ultra ingessate del protagonista (Milo Ventimiglia), perennemente rinchiuso nel suo abito bianco e rosso di maschera del cinema, imbranato ed esaltato al tempo stesso, incapace di relazionarsi in maniera “normale” col resto del mondo tanto da trovarsi costretto a relazionarsi con il fantasma di un uomo che non conosce e che lo perseguita subdolamente (un efficacissimo Justin Kirk), conducono lo spettatore attraverso una storia che non sa spiegarsi, che resta ferma e sostanzialmente incomprensibile, per questo vagamente noiosa ed in perenne attesa di un guizzo che gli faccia cambiare posizione sulla poltrona almeno per un istante.
Accade invece che nell’ultimissima parte del film, quando le cose si spiegano e i pezzi cominciano ad incastrarsi tra di loro cossichè, attraverso il disvelamento delle vicende pregresse, si possa capire appieno la fisionomia di un personaggio fin qui deambulante a vuoto, e (almeno nel mio caso) solo dopo l’ultima sequenza in cui Walter, finalmente vestito con una semplice camicia bianca, abbandonata la sua buffa andatura legnosa e con un incedere finalmente umano, saluta con un semplice, efficacissimo “Hey” la ragazza dei pop-corn, si può dire che il film, tutto sommato, non è stato male. Grazie anche ad una bellissima pre-titolazione di coda, fatta tutta di istantanee messe di sbieco come su un cartone, che è la vera conclusione del film tutta raccontata in tre minuti come fossero fermo-immagini, e che riabilita definitivamente, per quanto con la dovuta modestia, questo film.
Peccato che si riprenda così tardi. Magari vale la pena di vederlo due volte, se non altro per quei pochi esilaranti minuti con Willam H. Macy. Forse... Da rilevare infine, per parte mia, anche una certa inefficacia e fiacchezza della colonna sonora, la quale in film dai toni leggeri come questi, che restano volutamente leggeri senza però voler rinunciare anche a delle motivazioni diciamo "serie", finisce per assumere spesso un ruolo determinante, se non addirittura dirimente, per la buona riuscita complessiva. A ri-peccato...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta