Regia di Josef von Sternberg vedi scheda film
Shanghai Express è il quarto film dell'accoppiata storica Sternberg/Dietrich (terzo alla Paramount), una storia ancora una volta essenziale e abbastanza convenzionale d'amore e riscatto che poteva essere un po' più elaborata. L'immaginario di J. Sternberg è assolutamente fittizio, una ricostruzione negli studi di Hollywood di una Cina esotica dilaniata dalla guerra civile dai caratteri manipolati, ma è lo scopo di tutta l'operazione: il fine è solo ed esclusivamente l'esaltazione della figura idealizzata della Dietrich, una Shanghai Lily vestita di piume, pellicce e un abito nero che incornicia il suo volto bianco, una porcellana fine e levigata dall'acconciatura ondosa, prostituta raffinata innamorata di un uomo a dire il vero di una personalità poco interessante (C. Brook). Sternberg quindi crea un mondo caotico, le città e la ferrovia invase da poveracci e animali, carretti e bancarelle, un treno stipato di un'umanità variegata dove non vengono risparmiati stereotipi, frecciate ironiche ma dove è possibile anche una evoluzione (come nel caso del reverendo), atmosfere decadenti. Sembra quasi, esagerando, una trasposizione di Ombre rosse sulla linea Pechino-Shanghai, persone d'ogni estrazione (ma in prima classe) assediati dai meschini rivoluzionari al posto degli indiani.
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