Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
In Puglia le terre requisite a un mafioso (interpretato dall'immancabilmente pessimo Tommaso Ragno: ve lo ricordate ne L'uomo privato?) sono date in gestione a una cooperativa che vorrebbe coltivare uva, pomodori e melanzane con metodi biosostenibili. Dopo le frizioni iniziali tra il capzioso e ansiosissimo uomo "del Nord" piombato a mettere ordine (Accorsi) e il drappello composto da varia umanità (dalla pazzariella alla coppia omosessuale, passando per lo psicotico, il paralitico e l'extracomunitario) che vorrebbe sostenere l'iniziativa, il progetto sembra decollare, inglobando in esso anche il fattore dalle maniere spicce (Rubini) che in passato aveva lavorato proprio per il mafioso al quale sono state sequestrate le terre. Ma quando a quest'ultimo vengono concessi gli arresti domiciliari, per i membri della cooperativa si complicherà tutto.
Sembra la versione di Si può fare traslata dall'ambito psichiatrico a quello della legalità questo film di Giulio Manfredonia che vira in chiave di commedia il problema della resistenza alla mafia a colpi di carte bollate. Se il canovaccio funziona, il meccanismo narrativo si inceppa nella pletora di variazioni sul tema tutte assai prevedibili e scivola su un eccesso di didascalismi e cliché prima di arrivare al sapido finale, con Rubini mattatore che ruba la scena ad Accorsi.
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