Regia di Vittorio Cottafavi vedi scheda film
Nora, per aiutare il marito Torvaldo, si indebita segretamente con un uomo in apparenza onesto, l'avvocato Krogstad. Ma quest'ultimo approfitta della situazione per ricattare Nora, che è costretta a rivelare il prestito a Torvaldo. Grande scandalo.
Nel 1957 la televisione in Italia era ancora una cosa sofisticata riservata a pochi, un elettrodomestico esotico e supertecnologico; la Rai - canale unico - prese a trasmettere dei film appositamente girati nei suoi studi, genericamente denominati 'sceneggiati'. Vittorio Cottafavi era uno dei registi di punta dell'emittente nazionale, per questo tipo di opere, e le sue scelte artistiche ricadevano spesso e volentieri sui classici dela letteratura: in quel periodo, giusto per citare un altro paio di titoli, diresse anche riduzioni per il piccolo schermo de L'avaro di Moliere e Umiliati e offesi di Dostoevskij. Giacchè il sistema teatrale nostrano viveva un'epoca favorevole (o quantomeno, se non subito, ce ne saremmo resi conto nei successivi decenni), per gli sceneggiati tv venivano assoldati fior di interpreti già ben svezzati da anni e anni trascorsi sulle tavole del palcoscenico. Questo fattore non è di secondaria importanza sia perchè aiuta a spiegare il successo immediato (e la buona riuscita odierna) di questi film tv degli esordi, sia perchè aiuta a capire meglio le scelte formali adottate dagli autori e dai cast tecnici per opere di tale stampo. Casa di bambola (Henrik Ibsen) è trasformata nella sceneggiatura di Ferdinando Palmieri in un buon pezzo di 'teatro televisivo', con pochi cambi di scena e movimenti di macchina non sempre fondamentali, una cura particolare all'inquadratura e poca, invece, nel rimaneggiare i dialoghi, piuttosto fedeli al testo di partenza. Sul set troviamo Arnoldo Foà, Ivo Garrani, Lilla Brignone e Tino Bianchi; solo la durata lascia seriamente perplessi: due ore e dieci sono un po' eccessive, ma presumibilmente la messa in onda era stata pensata per essere spezzettata in due parti. 5/10.
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