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Rosewater

Regia di Jon Stewart vedi scheda film

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La recensione su Rosewater

di OGM
7 stelle

L’acqua di rose irrora i fedeli. È il profumo dei templi islamici, è l’aura che circonda i veri devoti. Il piccolo Maziar sogna, dietro questa visione da favola. E c’è un sentore di primavera anche nelle sue idee di uomo adulto, di giornalista iraniano che lavora per il Newsweek, del reporter che a Teheran filma i cortei della rivoluzione verde, e poi i disordini seguiti alla riconferma di Ahmadinejad alla presidenza dello stato. Corre l’anno 2009, e per le strade della capitale persiana, per un attimo, sembra di respirare davvero l’aria del cambiamento. Il fatto nuovo è che la gente ha smesso di avere paura. Si fa riprendere dalle telecamere degli stranieri mentre critica il regime e fa il tifo per il candidato dell’opposizione. Intanto monta sui tetti intere foreste di antenne paraboliche. Stringe amicizia a prima vista con il nemico occidentale. Maziar Bahari è, insieme, protagonista e testimone di quello che si direbbe l’inizio della bella stagione, dopo il lungo inverno dell’integralismo eletto a forma di governo, a principio costituzionale. Invece no. I tempi non sono maturi. Aver cavalcato una speranza, sia pur per pochi giorni, sia pur con l’arma non violenta e pura della testimonianza della verità, è un errore che può costare molto caro. Bahari viene catturato, rinchiuso in una cella di isolamento, continuamente sottoposto a torture psicologiche, interrogato sino allo sfinimento.

 

 

Kim Bodnia, Gael García Bernal

Rosewater (2014): Kim Bodnia, Gael García Bernal

 

Dalla sua storia sono stati tratti il romanzo autobiografico Then They Came For Me  (2011), il documentario To Light a Candle ed, ora, questo film di Jon Stewart, che ripercorre, in maniera dettagliata e piena di accenti letterari, i lunghi mesi della prigionia del protagonista. Pur se il tono appare talvolta indeciso tra denuncia umana e propaganda politica, la presentazione dei fatti è efficace; si avvale di una voce potente, che trae la propria energia in parte da una visione soggettiva che vibra di struggente autenticità, in parte da una voglia di raccontare che non si ferma nemmeno davanti alla futilità di certi particolari. A questo travolgente slancio narrativo si può forse ascrivere anche quel gusto caricaturale che a tratti sfugge al controllo, e ripetutamente si affaccia, in forma incompiuta ed ingenua, riuscendo a malapena a strappare un sorriso. Ma, se il film risulta schierato, lo è anche per passione, per dolore, per convinzione, ed il testo segue obbediente l’idea di chi ha subito in prima persona le conseguenze delle proprie scelte, forse più idealisticamente avventate che consapevolmente coraggiose. Maziar ci descrive la sua lotta – non voluta – per diventare un eroe a posteriori: quella combattuta per forza da chi, senza rendersene conto,  si è cacciato in un guaio serio,  dalle proporzioni inaspettate.  In ossequio ai canoni del genere, lo spirito dell’avventuriero solitario si sposa qui, ancora una volta, con la retorica della morale libertaria, destinata comunque a vincere, anche se difesa da un singolo inerme, da una minoranza invisibile, o da una maggioranza che non conta nulla. Non dimentichiamolo: è un film made in USA. Democratico e battagliero come si conviene. Ma anche, a suo modo, intelligentemente ribelle. 

 

Gael García Bernal, Kim Bodnia

Rosewater (2014): Gael García Bernal, Kim Bodnia

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