Regia di Mike Leigh vedi scheda film
Chi si aspetta di capire la magia delle opere di questo pittore nato in pieno settecento che ha “inventato” l'impressionismo mezzo secolo prima degli impressionisti, rimarrà deluso. Mike Leigh si limita volutamente a un ritratto dell'uomo e del suo ambiente, ricostruito in maniera minuziosa e mirabile: un uomo sgradevole nell'aspetto e spesso anche nel comportamento, burbero, scostante, a volte insensibile; che mostra affetto solo per il padre, suo fedele aiutante, e per la vedova con cui vive i suoi ultimi anni.
Tuttavia, ci sono alcuni aspetti di questo ritratto psicologico e sociale che illuminano un po' anche quella pittura così sorprendentemente in anticipo sui tempi. Scopriamo così che, benché figlio di un barbiere e confezionatore di parrucche, Turner aveva raggiunto una posizione di tutto rispetto nell'ambiente sociale londinese: era un pittore dotato e stimato, aveva buoni rapporti con clienti facoltosi e aristocratici, aveva una buona cultura e un linguaggio aulico. Nella cerchia dei colleghi aveva autorità e sicurezza. Il virtuosismo e il senso del sublime dei suoi paesaggi più classici erano molto apprezzati. Non era dunque un rivoluzionario emarginato, come il collega stizzoso e squattrinato a cui Turner concede un prestito a fondo perduto.
Eppure è un uomo ossessionato e insoddisfatto, tutto preso da un demone interiore che lo spinge alla continua ricerca della magia della luce sul mare; la luce che squarcia il buio, si diffonde nella nebbia, colora l'alba o il tramonto. Per questo lo vediamo uscire di casa con la frequenza di un rappresentante di commercio, con la sua borsa e i suoi taccuini, su cui prende appunti visivi veloci come istantanee fotografiche (nel film Leigh non ci mostra i taccuini, ma chi è curioso li può vedere sul sito della Tate). È da questo demone che deriva l'urgenza del suo lavoro: gli sputi sulla tela per stemperare il colore senza perder tempo, l'uso delle mani. Velocità e abilità, diventano sprezzatura: la capacità di un grande maestro di raggiungere un risultato perfetto con un piccolo, facile gesto. Il film la racconta bene nell'episodio in cui Turner umilia Constable, l'altro celebre paesaggista inglese dei suoi tempi, trasformando una macchia rossa fatta col dito in una boa sul mare in tempesta.
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