Regia di John Ford vedi scheda film
I fratelli Earp arrivano a Tombstone con una mandria di bestiame contando di ripartire subito, ma uno di loro viene ucciso e gli altri decidono di vendicarlo. Dopo aver definito gli archetipi in Ombre rosse, negli anni ’40 Ford dà spessore e profondità ai suoi personaggi (aprendo la strada, fra l’altro, a ciò che di lì a poco farà Hawks con Il fiume rosso): un uomo di legge destinato a costruire la civiltà della frontiera, un uomo di pensiero votato all’autodistruzione. La loro diversità, che si rispecchia in quella fra le rispettive donne (la brava ragazza da sposare vs la cantante da saloon), potrebbe diventare antagonismo, e infatti crea attriti; invece si trasforma in un’alleanza contro la brutalità della barbarie. “Tutt’altro che un western classico” (Mereghetti), contiene vari elementi apparentemente estranei che testimoniano la crescita del genere (ha una terribile bellezza la scena in cui Doc termina di recitare il monologo dell’Amleto al posto dell’attore impaurito) e addirittura si permette di relegare negli ultimissimi minuti lo scontro a fuoco con i Clanton, che è l’elemento generante del mito. Più che un western è una parabola che illustra le radici della società americana, come poi farà (in modo più maturo, secondo me) L’uomo che uccise Liberty Valance.
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