Regia di Irisch Braschi vedi scheda film
È un volo planato quello che compie Dacia Maraini in Io sono nata viaggiando, e naturalmente lo fa con lo spessore e la lucidità che tanta strada le ha sempre permesso. Il naufragare è indubbiamente più dolce se per compagni di avventure si può contare su giganti come Moravia e Pasolini, ma la vita di Dacia è anche molto altro. È lei stessa a raccontarcelo, in un biopic ancorato al passato ma fermamente rivolto al futuro, e questo grazie sia a immagini dell’epoca che fanno sorridere sia a spezzoni ricostruiti che invece sfiorano il ridicolo. Peccato, certo, ma davvero le parole di Dacia sanno andare oltre. Per esempio quando - poggiandosi sulla sua storia personale - riescono a raccontare uno spaccato d’Italia dagli anni 30 (in cui era prigioniera in Giappone) passando per la stagione della Hollywood sul Tevere fino ad arrivare ai giorni nostri. I momenti più preziosi, però, sono quelli in cui la scrittrice mischia insieme viaggio e scrittura (che per lei in fondo coincidono, proiettati come sono verso una ricerca del diverso e dell’inaspettato). Ed è così che un doc passato in sordina come questo può trasformarsi in un manifesto per chi aspira a tradurre immagini in parola scritta. Indipendentemente che lo si faccia, come osserva la stessa Maraini, con la razionalità di Moravia (autore, non a caso, di Un’idea dell’India) o piuttosto con l’istinto di Pasolini (il quale, di ritorno dallo stesso viaggio, ha preferito un titolo come L’odore dell’India).
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