Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Ispirandosi al famoso fatto di cronaca dell'omicidio di Pascalone 'e Nola (successivamente vendicato dalla giovane moglie Pupetta Maresca), Rosi esordisce nel cinema con un film che, pur nascondendo la sua duplice derivazione (dal cinema di Visconti, di cui era stato assistente, e dal dramma sociale americano in stile Fronte del porto), ha tratti di vera originalità. Come hanno giustamente fatto notare i due curatori del Castoro su Rosi, La sfida è un saggio cinematografico di «controinformazione ante litteram». Il regista napoletano, infatti, riempie di contenuto quelle zone d'ombra che il nostro cinema, attento agli aspetti avventurosi o foschi, aveva sempre trascurato di rappresentare. Ecco i cortili dove il "guappetiello" si comporta come un reuccio di quartiere, i caffè biliardo dove si consumano trattative usurarie, le campagne in cui si concludono affari che hanno conseguenze sui mercati cittadini, le tavolate dove i boss si spartiscono le zone d'influenza. Certo, Rosi svilupperà il suo discorso di corrosiva denuncia in maniera più matura e consapevole con i suoi futuri capolavori Salvatore Giuliano e Le mani sulla città, ma qui sono già presenti tutte le linee guida del suo cinema. In questo senso, il vero dualismo non è tra Vito Polara e Salvatore Ajello, ma tra quest'ultimo, "malamente" da vecchia sceneggiata, ed il fratello Fernando, boss già proiettato verso una camorra di tipo nuovo, più da consiglio d'amministrazione che da duello rusticano. E sarà questo tipo di malavita a tenere sotto il tallone Napoli e la Campania negli anni che ci portano all'oggi.
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