Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
La sfida rappresenta il debutto dietro la macchina da presa per Francesco Rosi, già 35enne e con esperienze da aiuto regista (anche per Visconti) e sceneggiatore alle spalle. Napoletano, Rosi si immerge subito nella realtà partenopea con il piglio verista e cronachista che lo contraddistinguerà nel corso di tutta la sua futura carriera, intraprendendo un sotterraneo percorso di analisi sociale, sempre in secondo piano rispetto all'intreccio di pura fiction che superficialmente emerge. La sceneggiatura scritta insieme a Suso Cecchi D'Amico ed Enzo Provenzale si rivolge quindi più al complesso delle dinamiche sociali che alle vite e alle azioni dei singoli personaggi, offrendo perciò un'ampio sguardo sulla città 'non detta', quella dei camorristi e dei loro traffici illeciti, approfittando del cinema per fare - in sostanza - denuncia. Rosi, insieme a Elio Petri, diventerà il capostipite della scuola del 'cinema civile' italiano: già l'anno successivo confermerà i suoi intenti ne I magliari, con protagonista Alberto Sordi. Qui, fra gli interpreti, di nomi rilevanti non ce ne sono, se si escludono quelli di Rosanna Schiaffino e Nino Vingelli; c'è però una buona produzione (Cristaldi) che chiama in causa un cast tecnico di tutto rispetto: bianco e nero di Gianni Di Venanzo (Achtung! Banditi! di Lizzani, ma anche il futuro 8 e 1/2 felliniano), musiche di Roman Vlad (già con Emmer e Castellani) e montaggio di Mario Serandrei (Ossessione, La terra trema, Il bidone). Inevitabile, data la portata del discorso e le sue ambizioni cronachistiche, che il finale sia tutt'altro che lieto. 6/10.
Il napoletano Vito si arrangia vendendo sigarette di contrabbando. Un giorno scopre che può guadagnare molto di più con le zucche e si dà alla vendita di ortofrutta; ma il settore è in mano al boss camorrista don Salvatore, che non vede certo di buon occhio il nuovo arrivato...
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