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Big Game - Caccia al Presidente

Regia di Jalmari Helander vedi scheda film

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La recensione su Big Game - Caccia al Presidente

di alan smithee
6 stelle

L’iniziazione alla vita adulta si traduce per un timido tredicenne finlandese di nome Oskari, di antichi e fieri natali lapponi, in una prova di forza e coraggio che si estrinseca nella caccia in solitaria ad un animale nella foresta, preferibilmente di grossa taglia.

Contemporaneamente all’inizio della sua trepidante battuta, nello spazio aereo soprastante l’impervia zona montagnosa, l’Air Force One sta sorvolando i cieli pronto all’atterraggio per un G8 che vede impegnato il Presidente degli Stati Uniti assieme agli altri membri.

Tutto sembra tranquillo, almeno fino a quando un gruppo di pseudo cacciatori, armati sino ai denti, si apposta su una radura e, da terra, lancia un missile terra-aria che abbatte l’aereo presidenziale e la sua scorta di jet.

Un tranello ordino dai vertici della Casa Bianca - si capirà poco dopo seguendo la lineare e concitata trama – mira ad eliminare il Presidente ed il piano organizzato è semplice, quasi disarmante, ma estremamente efficace, giostrato dal responsabile della sicurezza del Presidente stesso, l’uomo ritenuto da quest’ultimo più fidato, così attento alla vita del suo capo da essersi ferito gravemente con una scheggia a due millimetri dal cuore.

Non è dunque una grande sorpresa immaginare che le due trame, estremamente eterogenee, arrivino a confluire nello stesso percorso, allorquando il presidente verrà eiettato fuori dell’abitacolo dell’aereo e catapultato nel cuore della foresta, assumendo la veste di vera preda, ma anche oggetto prezioso e contesissimo, che potrà far si che l’impresa del nostro imbranato fanciullo di buon cuore, si trasformi in una impresa senza precedenti.

Filmetto per ragazzi che unisce con astuzia e non senza arrischiare il genere avventuroso  per ragazzi con quello dell’action in stile Trappola di cristallo (l’attentatore fanatico è l’aggiornamento ideale dell’Alan Rickman dell’originale inarrivabile con Bruce Willis appena citato, risalente ormai al lontano 1987, Big Game, preso come puro svago e divertimento per ragazzi e adulti in vena di tornare giovani, è un prodotto valido che si lascia guardare senza vergognarsi troppo delle sue puerilità e delle insensatezze di una trama brillante ed avventurosa infarcita di situazioni mirabolanti, fracassone ed ironiche alla Indiana Jones.

Buone scene d'azione ed utilizzo non smodato ma efficece di effetti speciali poveri ma di sicuro effetto.

Funzionale Samuel L. Jackson, presidente ironico e umano, da tutti i giorni come amiamo considerare l'attuale, tenero ma ardito il giovane Onni Tommila, sguardo penetrante come le belve che egli è costretto a cacciare per farsi valere, mentre Ray Stevenson è un cattivo di super lusso, affascinante e di fatto il personaggio più interessante fra tutti, che avrebbe meritato ulteriori approfondimenti, magari in un contesto un pò più serio e meno fracassone.

Jim Broadbent ci riserva le sorprese di un personaggio mellifluo e diabilico che merita l'interpretazione di un attore dalla classe innata quale egli in effetti possiede, mentre evanescente e troppo poco approfondita risulta la figura resa troppo fugacemente dall'altrove valida Felicity Huffman.

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