Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film
“Run all night” conferma e incalza quello che ormai è da qualche anno un sodalizio tra il valido ed adrenalinico regista catalano, ma da tempo trapiantato negli Usa, Jaume Collet-Serra, ed il suo instancabile attore protagonista Liam Neeson, star granitica e votata all'action, nonostante una certa predisposizione a convincere anche in ruoli decisamente più sfaccettati, che tuttavia da anni disertano in parte la concitata carriera di un divo instancabile e, almeno apparentemente, indenne alle scalfitture del tempo che avanza inesorabile.
Dopo il convincente thriller Unknown e il più dozzinale ma accettabile Non-stop, la coppia vincente si ritrova in un serrato thriller notturno ambientato lungo un'unica concitata notte, durante la quale un piccolo malvivente alcolizzato e vedovo, allontanato dal figlio ormai adulto e con moglie e prole al seguito, deve adoperarsi affinché quest'ultimo non venga ucciso dopo essere stato testimone di un a strage perpetrata a sangue freddo a danno di una banda di trafficanti di droga albanesi da parte del giovane ambizioso figlio del boss dei boss, nonché amico di gioventù ed attuale datore di lavoro del nostro sventurato protagonista.
Il film appare serrato e convincente nel suo intreccio sulla carta dozzinale e stravisto, ma congegnato e girato con perizia e senso del ritmo; forte di riprese che collegano i vari spostamenti e corse a perdifiato lungo una New York buia e labirintica che non dà scampo utilizzando accorgimenti e stratagemmi che ricordano Google maps e rendono il campo di gioco come un luminoso flipper entro il quale i nostri due tenaci fuggitivi driblano ostacoli mortali e trappole apparentemente senza via di scampo.
Liam Neeson non aggiunge in verità molte più argomentazioni al suo personaggio ormai in parte stereotipato, se non usurato, ma in fondo ancora accettabile e dignitoso, leggermente più in rovina e alla deriva del solito in questo caso. Suo figlio nel film, ovvero Joel Kinnaman, visto recentemente in Child 44, si conferma uno dei giovani volti determinanti su cui puntare nel prossimo futuro, mentre ottimo come sempre, specie quando fa il malvagio (qui politicamente corretto, almeno finché non gli viene leso definitivamente il legame familiare) risulta il sanguigno e vendicativo, quasi satanico Ed Harris. Tra i ruoli di contorno di un cast notevole, citerei Vincent D'Onofrio nella padre del solo poliziotto onesto in una città dove regna la corruzione e la bustarella.
Film di cassetta? Certamente, ma dignitoso e ben girato, a cui riusciamo a perdonare, sorvolando, certe inascoltabili lagnanze familiari di bassa lega tra il figlio del protagonista e la consorte (una Genesis Rodriguez dalle unghie feline quasi inquietanti), per tacere degli snervanti intermezzi petulanti di due bambine in grado di provocare crisi epidermiche da orticaria.
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