Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Eccellente, e commovente soprattutto nel non voler essere un polpettone strappalacrime, ma un ritratto "dalla parte dei bambini". Il film e' sorretto da una tensione drammatica implacabile e da un approfondimento psicologico del comportamento del bambino assolutamente inusuale per comprensione e precisione: appare chiaro che il bambino vede, capisce, decide, utilizzando il metro di misura che ha potuto imparare, e sceglie cio' che ritiene meglio per se'. Assistiamo poi a un campionario di egoismi da parte degli adulti, quasi tutti, assistente sociale inclusa. Solo chi e' capace di dare amore riesce a scalfire la lucidita' chiusa e terrorizzata del bambino.
Il film evita DEL TUTTO i facili sentimentalismi, ed evita anche di prendere posizioni nette e semplicistiche verso il mondo degli adulti. Aiuta invece a capire e a pensare.
Gli si perdona quindi un qualcosa di affrettato, soprattutto all'inizio. L'impressione che ho avuto e' che Avati abbia cercato di dire piu' cose possibili nella durata (presumibilmente) imposta dal palinsesto RAI. Ma sono quisquiglie.
Trattandosi di Avati (il miglior direttore di attori in Italia, senza dubbio), inutile infine lodare gli interpreti: sono sempre tutti al meglio delle loro capacita'.
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