Regia di Compton Bennett vedi scheda film
La mente umana è come Salomè prima di danzare, nascosta dietro sette veli: anche con gli amici e con gli amanti, per quanta confidenza ci sia, non ci si libera mai del settimo velo. Su questa base uno psichiatra intraprende la cura di una giovane pianista, che ha tentato il suicidio dopo essere stata ricoverata in ospedale per un incidente, e fa emergere i traumi che hanno avvelenato la sua esistenza: rimasta orfana, è stata cresciuta da un lontano parente burbero e misogino che ne ha saputo valorizzare le capacità artistiche ma ha tarpato le ali della sua affettività, mantenendola in uno stato di perpetua adolescenza e impedendole di crescere come donna. Il film vive del contrasto fra una Ann Todd dall’aria sperduta (poco credibile come quattordicenne nei flashback, ma pazienza) e un malefico James Mason, claudicante e stizzoso. Qualche dubbio solo sull’esito finale, e sulla morale sottostante: non mi sembra che la logica interna alla vicenda portasse in quella direzione. Una piccola curiosità: il motivo musicale ricorrente (dalla Sonata per pianoforte n° 8 di Beethoven, detta Patetica) è stato riutilizzato da Claudio Baglioni per la sua canzone giovanile Interludio.
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