Regia di Uwe Boll vedi scheda film
A volte perseverare premia. E' questo il caso per Uwe Boll, regista di films mediocri e mal scritti(a parte "Stoic", che ha una sua sinistra ed urticante ragione d'essere...), che qui-per la prima volta-riesce a realizzare un thriller discreto, con una storia coerente e addirittura interessante, girato con fredda precisione chirurgica, ispirato a quella serie di film-documentario stile "Elephant" o "Paranoid park", in cui il protagonista viene seguito nella sua escalation di violenza da un occhio esterno distaccato(spesso una camera a mano), che qui si avvicina ai personaggi solo per completare il gioco macabro e sinistro del suo orchestratore, con pezzi di "confessione/intervista" che fino in ultimo destabilizzano e pongono interrogativi.
Interessante, dico, perché il piano perfido del protagonista, nel quale veniamo coinvolti, ci sembra da principio mille altre cose, e Boll gioca su questa "illusione di significato" con intelligenza: il massacro compiuto dal personaggio di Fletcher(bravo ed inquietante), un massacro verosimile, fin troppo reale considerate le numerose notizie di cronaca nera o terrorismo similari, è qualcosa del quale chiunque-trovandosi davanti a notizie tanto atroci-si domanda il perché. E qui Boll, assieme al protagonista, ci gioca un brutto tiro, e ci propina tutte le possibili motivazioni del caso: follia personale e frustrazione(il ragazzo strano e solo che abita coi genitori), razzismo estremista(i discorsi a proposito dell'eccesso di sovrappopolazione, e delle vite che sarebbero "sacrificabili" per il bene di coloro che sono-teoricamente-più evoluti e civili), motivazione politica/terroristica(gli slogan che il protagonista ripete sulla distruzione del mondo, o la malvagità dei soldi)...
Il fanatico armato fino ai denti che spara a vista su chiunque si trovi intorno, quello di cui sentiamo parlare nei giornali, quello di cui abbiamo il terrore, e di cui ci chiediamo un perché(soprattutto al fine di dormire ancora)...per il quale vagheggiamo motivazioni coerenti e logiche-per quanto spaventose-, alla fine-sembra dire Boll-potrebbe avere avuto una motivazione molto più semplice, banale...e proprio per questo molto più atroce e disumana di quelle che potremmo mai immaginare. Una motivazione gretta e calcolata, cammuffata sotto a slogan, ideali fanatici, o semplicistiche ipotesi di follia.
Cast discreto, dove spicca tuttavia Brendan Fletcher, davvero bravo ed inquietante.
Impietoso, ben scritto, montato con perizia, e calibrato fino alla fine. Caso fortunato, o Uwe Boll sta diventando finalmente un regista?!
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