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Una settimana di vacanza

Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film

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La recensione su Una settimana di vacanza

di degoffro
8 stelle

Rec breve

Dopo il problematico melò futurista "La morte in diretta" Bertrand Tavernier firma un film all'insegna dell'intimità, del realismo e della delicatezza. E sorprende con un inedito ritratto femminile di toccante e sincera intensità. Raramente al cinema un regista uomo, pur con la fondamentale collaborazione in sede di sceneggiatura di due donne (la moglie Colo e Marie-Françoise Hans), è riuscito a raccontare con tali sensibilità, finezza, confidenza e pudore le mille sfaccettature e contraddizioni femminili. Tavernier narra la quotidianità di una vita qualunque senza annoiare o pontificare, anzi con l'encomiabile pregio di far sentire lo spettatore parte integrante ed attiva dell'esistenza di Laurence. Pervaso da una sottile aria di nostalgia, non privo di una felice ironia, trova nell'invernale ambientazione a Lione lo scenario ideale per rappresentare lo stato d'animo confuso e smarrito della protagonista. Vacanziero.

Voto: 7+



La giovane insegnante Laurence Cuers (una strepitosa ed emozionante Nathalie Baye, sul cui magnifico volto giustamente si sofferma in più occasioni la macchina da presa) è in crisi con il suo lavoro, perché non riceve le soddisfazioni che vorrebbe e soprattutto non si ritiene all'altezza del suo compito. Il rapporto con il fidanzato Pierre poi è a un punto morto: lui vorrebbe un figlio ma lei non si sente ancora pronta. Su consiglio del medico si prende una settimana di vacanze. E' l'occasione per riflettere ed interrogarsi su se stessa e la sua professione. Frequenta l'amica e collega Anne, riceve la visita di una sua allieva Lucie, preoccupata perché si crede limitata, chiacchiera amabilmente con il signor Mancheron (ottimo Michel Galabru), padre di un suo alunno e vedovo da diversi anni, osserva ogni giorno dal suo appartamento l'anziana vicina di casa, sempre immobile sulla sua sedia, va a trovare i genitori, ormai avanti in età, in campagna. Alla fine della settimana riprenderà il suo lavoro a scuola. Dopo il problematico melò futurista "La morte in diretta" Bertrand Tavernier firma un film all'insegna dell'intimità, del realismo e della delicatezza (come il successivo e ancor più compiuto "Una domenica in campagna"). E sorprende con un inedito ritratto femminile di toccante e sincera intensità. E' molto bello, infatti, il personaggio di Laurence, donna che si sente a un bivio cruciale della sua esistenza, vive con sofferenza e malessere le sue inadeguatezze ed è incapace di prendere una decisione definitiva e consapevole che le dia quella svolta a cui aspira. Lo spettatore la segue con piacere e discrezione nei suoi, spesso vivaci, incontri quotidiani, partecipa ai suoi dubbi, condivide le sue insicurezze e paure, comprende il suo desiderio di fermarsi per capire se davvero vale la pena continuare. Non si sa alla fine quale molla sia scattata nella testa e soprattutto nel cuore di Laurence e se la sua decisione di ricominciare ad insegnare sia pienamente convinta, ma l'averla potuta conoscere così da vicino sia nella sua fragilità, incostanza ed inquietudine, sia nella sua dolcezza, trasparenza ed umanità ce la rende un'amica, una di famiglia, facendo di "Una settimana di vacanza" un'esperienza preziosa e assai originale. Raramente al cinema un regista uomo, pur con la fondamentale collaborazione in sede di sceneggiatura di due donne (la moglie Colo e Marie-Françoise Hans), è riuscito a raccontare con tali sensibilità, finezza, confidenza e pudore le mille sfaccettature e contraddizioni femminili. Tavernier narra la quotidianità di una vita qualunque senza annoiare o pontificare, anzi con l'encomiabile pregio di far sentire lo spettatore parte integrante ed attiva dell'esistenza di Laurence. Pervaso da una sottile aria di nostalgia, non privo di una felice ironia (irresistibile, per esempio, la sequenza al bar con il fidanzato spagnolo di Anne), trova nell'invernale ambientazione a Lione lo scenario ideale per rappresentare lo stato d'animo confuso e smarrito della protagonista. Girato in CinemaScope. In concorso al Festival di Cannes. Nomination ai César per la protagonista, battuta dalla Catherine Deneuve de "L'ultimo metro", ma vincitrice lo stesso anno come migliore non protagonista per "Si salvi chi può...la vita" di Jean Luc Godard. Michel Galabru e Philippe Noiret si ritrovano su un set del regista dopo "Il giudice e l'assassino". In particolare Noiret, nel suo breve cameo, riprende il ruolo dell'orologiaio Michel Descombes, protagonista del film d'esordio di Tavernier, l'ottimo "L'orologiaio di Saint Paul". Il regista sarebbe poi ritornato sulla crisi di un insegnante, e della scuola in generale, nell'altrettanto bello e più impegnato "Ricomincia da oggi".

Voto: 7+

 

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