Regia di Stanley Donen vedi scheda film
I'm a lonesome polecat
lonesome, sad and blue
'cause i ain't got no femine polecat
vowin' to be true,
oooh, oooh, oooh, oooh,
can't make no vows
to a herd o' cows,
oooh, oooh, oooh, oooh.
I'm a mean old hounddog
bayin' at the moon
'cause i ain't got no lady friend hounddog
here to hear my tune,
oooh, oooh, oooh, oooh.
A man can't sleep
when he sleeps with sheep,
oooh, oooh, oooh, oooh.
I'm a li'l old hoot owl
hootin' in the trees
'cause i ain't got no little gal owl fowl
here to shoot the breeze,
oooh, oooh, oooh, oooh,
can't shoot no breeze
with a bunch o' trees
oooh, oooh, oooh, oooh.
[Lonesome Polecat - musica di Gene De Paul, testi di Johnny Mercer]
Il ratto delle sabine nell'Oregon del 1850: Adam (Howard Keel), il maggiore dei sette fratelli boscaioli Pontipee, sposa durante una visita in città l'affascinante Milly (Jane Powell), cuoca in una locanda, che si ritrova suo malgrado costretta ad "accudire" sette uomini rozzissimi e scatenati (e dal nome biblico, da Adamo a Gedeone, come le spiegano: "Fu un'idea di mamma. E invece fu papà a volerli in ordine alfabetico: la sua intenzione era di usare tutte le lettere fino a Zaccaria, ma quando vide Gedeone si buttò giù da un albero"...). Ma Milly non ha nessuna intenzione di sobbarcarsi un'impresa così titanica: li ripulisce, gli insegna cortesia e buone maniere e li scarrozza alla festa del paese per fargli trovare una giovane compagna. Naturalmente i sei aitanti boscaioli, che dovranno vincere la concorrenza della gioventù locale, scoprono immediatamente, quando la malinconia ne rabbuia gli umori, di non poter resistere alle gioie inebrianti dell'amore (come cantano mestamente nella citata Lonesome Polecat: "Sono un piccolo vecchio gufo che canta sugli alberi perchè non ho con me una piccola gufa con cui scambiare due parole"): desiderosi di conquistare il cuore di sei fanciulle, decidono, perciò, di rapirle e condurle con loro sulle montagne. Un delizioso e coloratissimo musical, tra commedia brillante e western, diretto (in poco più di un mese e mezzo di riprese) da uno Stanley Donen in forma smagliante, che partendo da Plutarco e dalla sua Vita di Romolo, citato nel testo di Sobbin' Women (Tell you 'bout them sobbin' women who lived in the Roman days / it seems that they all went swimmin' while their men was off to graze / Well, a Roman troop was ridin' by and saw them in their me-oh-my / so they took 'em all back home to dry / 'least that's what Plutarch says...), immerge negli spazi aperti delle scenografie low budget allestite da Cedric Gibbons e Urie McCleary una vicenda sgangherata e di amabile ed irresistibile coinvolgimento, sorretta da una vitalità e da una grazia nell'ispirazione di straordinario impatto spettacolare, che emerge prepotentemente nel divertimento sfrenato e di fanciullesca goliardia delle gag (le spassose lezioni di galateo di Milly ai sei fratelli) e nei virtuosismi della messinscena (su tutte, la celebre sequenza della gara per la costruzione della casa), esaltati dal ritmo travolgente della narrazione (lo script, tratto dal racconto The Sobbin' Women del poeta e premio Pulitzer Stephen Vincent Benet, è firmato da Albert Hackett insieme alla moglie Frances Goodrich, con la collaborazione di Dorothy Kingsley, autrice di gag per gli spettacoli radiofonici di Bob Hope e divenuta poi sceneggiatrice di fiducia per i musical con Esther Williams e Debbie Reynolds), incorniciato nel tripudio di colori dello scintillante Cinemascope di George J. Folsey e scandito dalle spumeggianti canzoni della colonna sonora (premio Oscar) composte da Gene De Paul (musica) e Johnny Mercer (testi) e dalle coreografie acrobatiche e trascinanti delle danze, curate dal leggendario Michael Kidd.
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