Regia di Zaza Urushadze vedi scheda film
Piccolo film caratterizzato da un chiaro messaggio antimilitarista per cui i nemici sono sulla stessa barca o sotto lo stesso tetto per meglio dire, ovviamente la guerra avvicina e distanzia a suo piacimento gli uomini, alla fine c'è chi muore, chi fugge e chi rimane.
Il vero protagonista è però Ivo, il coltivatore di mandarini che a causa della guerra perde in un microsecondo il prezioso campo di agrumi che curava e si ritrova fra due e più fuochi con la sua rassegnazione.
Il film ha lunghi dialoghi spesso statici e la versione originale in estone (credo) spinge le palpebre verso il basso, la casa di Ivo è teatro di questi pistolotti e non uso a caso la parola teatro.
Attori adatti ma poco espressivi a parte Lembit Ulfzak che interpreta Ivo.
Bei cromatismi e regia essenziale ma il film è un po' una molletta testicolare in bilico fra il peggior Tarkowsky e il miglior Bela Tarr.
Un applauso per l'impegno ma un film del genere candidato all'Oscar è come Rui Barros candidato al Pallone d'oro.
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