Regia di Zaza Urushadze vedi scheda film
Un'altra guerra dimenticata (vorrei sapere quanti riescono d'acchito ad indicare l'Abcasia sulla cartina geografica), una delle tante che hanno punteggiato lo sgretolamento dell'Unione Sovietica. Come al solito, in tutte le guerre, ci vanno di mezzo soldati e civili, colpevoli e innocenti, con prevalenza di questi ultimi, che si trovano su entrambi i fronti. In questo caso gli "innocenti" (in quanto estranei al conflitto) sono alcuni immigrati estoni, trasferitisi nel Caucaso in epoca sovietica. Quella che fa da sfondo a Mandariinid è una guerra che non può che avere una motivazione prettamente economica - sebbene come spesso accade ammantata da motivazioni etniche e religiose -, perché a pensarla secondo altri parametri non avrebbe il benché minimo senso. Basti pensare che sono stati i russi a fomentare ed appoggiare la ribellione degli abcasi (musulmani) contro il governo della Repubblica di Georgia (tradizionalmente cristiana) e che i ribelli usufruiscono dell'appoggio dei mercenari ceceni, popolazione musulmana che di lì a qualche anno ingaggerà proprio contro la neonata Federazione Russa una lotta senza quartiere per l'indipendenza, senza escludere anche bieche azioni di terrorismo (come quella al teatro Dubrovka di Mosca del 2002 e quella alla scuola di Beslan del 2004).
Nel film di Urushadze la tensione non tarda a salire, dopo un breve prologo nel quale sembra di assistere alla vita di un uomo che lavora serenamente, in una casa immersa nella natura. La realtà è del tutto differente: le case e la campagna stessa sono alla mercé della follia della guerra. Per non parlare delle vite umane, la cui fragilità somiglia a quella dei mandarini del titolo, che rischiano di marcire sugli alberi. A questo proposito, si potrebbe parafrasare la celebre poesia Soldati di Ungaretti, sostituendo il termine «foglie» con «mandarini».
Nel frattempo, la situazione claustrofobica creata da una condizione di guerra che sembra uscita dalla penna di un allievo impazzito di Kafka ha prodotto i suoi frutti, in termini di rapporti umani, e causato le sue vittime. Ma si è anche potuto scoprire che anche dove meno ce lo si aspetta esistono uomini di buona volontà, quelli cui uno stendardo che ogni anno svolazza sulla capannuccia del presepio auspica una pace di cui sono meritevoli.
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