Regia di Tariq Teguia vedi scheda film
Dopo Roma piuttosto che voi e Retroterra, Tariq Teguia ritorna con Zanj Revolution, presentato al fu CinemaXXI durante il Festival di Roma 2013, premiato al Mille Occhi di Trieste con l’Anno uno ai cineasti del presente e ora in tour in Italia. Scritto prima del fiorire delle primavere arabe, racconta di tensioni sociali che insorgono, e di un giornalista algerino folgorato dalla leggenda degli zanj (servi neri che s’opposero strenuamente all’oppressione del califfato degli abbasidi, tra l’VIII e il IX secolo): convinto del persistere della Storia, di un possibile dialogo tra presente e passato, l’uomo si reca a Beirut, centro di quella rivoluzione pan-araba.
La ricerca è transnazionale, lo scenario geopolitico è global, Palestina, Grecia, Libano e Stati Uniti s’intrecciano, così come le inquietudini dei giovani del Mediterraneo, le trame del capitalismo americano, forme di eterno colonialismo e spettri che s’aggirano per l’Europa. Teguia cerca il sentimento di una rivoluzione, interrogando il micro e il macro, il reale e la sua coreografia, il paesaggio e le sue estetizzazioni (le immagini piatte e ammalianti del digitale, i cartelloni pubblicitari, gli slogan, la grafica), la teoria e la prassi della rivolta. E sono questo movimento, questa continua domanda, questa ricerca incessante (un occhio a Rossellini e l’altro a Godard, non solo quello del citato Ici et ailleurs) a renderlo un film militante, intimamente, violentemente politico.
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