Regia di David Koepp vedi scheda film
Johnny Deep: il divo, la star tra le più celebrate dell'olimpo hollywoodiano possiamo ritrovarlo, sempre più insistentemente legato ai suoi tic espressivi più ricorrenti, ma proprio per questo ormai ripetitivi e usurati, nell'ultima fatica registica dell'abile sceneggiatore David Koepp (invero mai veramente a proprio agio dietro la macchina da presa): CHARLIE MORTDECAI (in Italia solo Mortdecai).
Un giallo dalle intenzioni brillanti che tenta, ma purtroppo invano, di ricalcare alcune argute commedie spionistiche inglesi e magari qualche insuperato attore di classe come Alec Guinnes o David Niven, per tacere di Peter Sellers e del suo Hollywood Party e delle sue Pantere Rose.
Qui ci troviamo alle prese con un impenitente mercante d'arte finito sul lastrico, attorniato da un fedele ed ironico cameriere-killer dagli impeti sessuali incontenibili (il biondo Paul Bettany, il migliore della sgangherata combriccola “charmant”), da una stupenda moglie bionda perfettina e sinuosa, spendacciona e amante della bella vita, che non sopporta il suo nuovo look con baffetti che le generano il vomito solo a tentare di baciarlo (una Paltrow davvero fisicamente in forma come se il tempo per lei si fosse fermato), un prestante ed ingenuo poliziotto (Ewan McGregor, sprecato) che tallona il nostro protagonista, ma soprattutto la moglie, non dimentico del fatto che in gioventù questa gli preferì proprio il lestofante oggetto delle sue indagini e dei suoi sospetti.
Un quadro al centro di una contesa che lo vede conteso più che per il suo valore estrinseco, per quello che esso contiene al suo interno. Un rutilante inseguimento tra gag, qualcuna anche riuscita, molte inutili e fuori tempo massimo per un film davvero inutile che non riesce ad accontentare nessuno. Johnny Depp non rinuncia a sciorinare anche per questa occasione tutto il suo risaputo repertorio di faccette e moine che ne mortificano, forse definitivamente, checché ne dica la rivista Ciak e la sua direttrice Detassis, da anni in eterna, indiscriminata adorazione per il divo, ogni residuo di virilità e prestanza.
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