Regia di Jerry Lewis vedi scheda film
La piccola Donna Peyton (Donna Butterworth, che l'anno successivo duetterà addirittura con Elvis Presley in Paradiso hawaiano) ha ereditato, dopo la morte del padre, trenta milioni di dollari: il testamento, però, prevede che, prima di poter godere dei soldi, debba trascorrere due settimane con ognuno dei suoi cinque zii e scegliere poi quello di loro a cui verrà affidata. Ad accompagnarla è Willard (Jerry Lewis, che interpreta i sette personaggi evocati dal titolo italiano), l'autista di famiglia, adorato da Donna: memorabile il loro arrivo dagli avvocati (con un Lewis devastante sia quando apre la porta dello studio che quando si avvicina pericolosamente alla libreria...), da cui Donna apprende le clausole del testamento. Si comincia da zio James (Giacomino nella versione italiana), vecchio lupo di mare che racconta a Donna le sue eroiche e deliranti imprese durante la guerra. Poi Willard torna a prenderla, non prima di aver trascorso qualche minuto nella stazione di servizio di un amico benzinaio che, assentatosi momentaneamente per una commissione, gli aveva chiesto di sostituirlo ed "aiutarlo" durante la breve assenza (e Willard non mancherà di distinguersi per impegno e dedizione...). Il secondo zio è Everett, clown in un circo, che viene subito scartato perchè in cattive acque e stanco di dover combattere con quegli "odiosi marmocchi" urlanti (e ha, inoltre, deciso di ritirarsi e trasferirsi in Svizzera). Il terzo zio, Julius, fotografo meticoloso ma pasticcione (e Willard anche per aprire la porta del suo studio si distinguerà per tempismo ed effetti catastrofici) la scambia addirittura per una baby modella: ovviamente viene scartato anche lui. Poi è la volta dello zio Eddie, pilota d'aerei (un po' scalcinati, a dir la verità, visto che la capienza massima del suo velivolo è di appena dodici passeggeri): Donna lo incontra mentre sta per decollare destinazione Chicago, dove deve condurre cinque attempate signore dirette al raduno dell'associazione "Salute e Bellezza": strambo anche lui, però, e neanche particolarmente brillante... Nel recarsi dal quinto zio, Skylock, detective privato e criminologo, Donna viene rapito da un sesto zio, Bugs, erroneamente creduto morto ed intenzionato ad accaparrarsi ad ogni costo i trenta milioni dell'eredità: Skylock, però, insieme al suo aiutante dottor Matson (il Sebastian Cabot che dall'anno successivo, e per cinque stagioni, indosserà i panni di Giles French nella serie Tre nipoti e un maggiordomo), si getta all'inseguimento di Bugs (memorabile la gag con il tassista, di cui si ricorderà anche il Blake Edwards di La pantera colpisce ancora). Anche Willard, fortunatamente, è sulle sue tracce e dopo una girandola di inseguimenti (con tanto di parata militare a rallentargli le ricerche...) Donna viene ritrovata e, finalmente libera, potrà comunicare la propria decisione agli avvocati. Sesta regia, incastonata tra Jerry 8 e 3/4 e Tre sul divano, di un Jerry Lewis meno spumeggiante del solito ma sempre irresistibile quando sfoga liberamente la propria sfrenata vis comica, I sette magnifici Jerry, scritto insieme al fidato Bill Richmond, costituisce uno scatenato tripudio di buffonerie e travestimenti, un'operina amabile e delirante già nell'improbabilità della vicenda, su cui innesta le sue gag straordinarie, pur centellinate con inconsueta parsimonia, senza quelle derive nel sentimentalismo più smielato ad infiacchirne la verve. Prodigiosa essenzialità stilistica nella messinscena (dalla fotografia di W. Wallace Kelley al montaggio curato da John Woodcock), lampi folgoranti di nonsense, dialoghi e personaggi sopra le righe, divertimento sgangherato e stramberie variamente assortite compensano qualche stereotipo di troppo e la prevedibilità di fondo della vicenda narrata.
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