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I 7 fratelli Cervi

Regia di Gianni Puccini vedi scheda film

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La recensione su I 7 fratelli Cervi

di lamettrie
9 stelle

Un grandissimo film sull’antifascismo, che resta uno degli snodi fondamentali per la storia italiana. Tecnicamente il film è mirabile. La fotografia è ottima, il montaggio, i tempi e la colonna sonora non fanno una piega, la recitazione è perfetta, sia nei giganti (Cucciolla e soprattutto il solito, strepitoso, Volontè), sia nei tanti comprimari. Dal punto di vista filologico, la fedeltà alla realtà è perfetta: sia nei contenuti, che nelle immagini.

Per quanto riguarda i contenuti, appaiono chiare le cause che peraltro sono arcinote del fascismo: l’interesse dei grandi imprenditori a impedire i diritti umani, la democrazia, che allora erano portati avanti soprattutto dal socialismo; con l’alleanza forte (ma l’importante era che si vedesse il meno possibile!) della Chiesa cattolica, almeno nei suoi quartieri alti, gli unici che poi sono a buon diritto pastori, ovvero dirigono il gregge delle pecorelle (e nel film si vedono le limitate possibilità dei sacerdoti seri, che hanno fatto sì cose importanti in alcuni casi contro il fascismo, ma che erano osteggiati dalle loro stesse autorità, i vescovi, da cui hanno visto profondamente compromessa la propria carriera).

Il film ripercorre tanti punti salienti della cinematografia e dell’arte socialista: realismo, aderenza alla vista semplice e quotidiana degli uomini comuni, loro lotta umile ma determinata al fine di far prevalere i diritti umani. Una storia di “poveracci”, che hanno mostrato un coraggio rarissimo in Italia, insomma. Dei brani di vita contadina, tanti sono in realtà commuoventi, anche se in apparenza sono poco significativi per la trascrizione della vita reale di contadini di metà ‘900: basti pensare alla storia d’amore del protagonista con quella che sarà la madre dei suoi figli, alle feste di piazza con la musica …

Soprattutto, l’interesse maggiore del film risiede nell’antifascismo. È allucinante come siano delle mosche bianche a dover avversare il fascismo. In realtà tutti avrebbero dovuto avversarlo. Quindi questi antifascisti non avrebbero dovuto agire isolati, ma al contrario avrebbero dovuto essere gente comune, persone come tutti, immersi in una moltitudine che avrebbe dovuto vedere l’antifascismo come l’aria che respiravano, la cosa più semplice a mettersi in atto, anche vedendo gli altri. Un’oscenità come il fascismo non avrebbe dovuto avere nessun sostenitore, se non pochissimi imprenditori e pochissimi ricchi mafiosi, da cui si doveva distinguere anche la stragrande maggioranza di imprenditori che non volevano offendere i diritti umani, e quindi erano antifascisti a loro volta, oltre alla totalità di coloro che ricchi non erano (il fascismo infatti deprimeva i diritti umani,e quindi fatalmente i ceti non privilegiati, che facevano più fatica a far valere i loro diritti).  Un obbrobrio come il fascismo, il peggiore degli obbrobri che abbiamo conosciuto in Italia (addirittura peggio della Chiesa cattolica della Controriforma, e ce ne vuole!), non sarebbe dovuto esistere, se la media dell’opinione pubblica fosse stata sana, anziché così profondamente malata, dal punto di vista dell’attenzione dei diritti umani, primo patrimonio da preservare per chiunque. E invece l’autolesionismo tricolore ha prevalso ancora una volta: ha fato apparire i criminali (lì i fascisti) come la normalità e il meglio; ha fatto apparire le vittime del crimine, e i contestatori del crimine, come i veri colpevoli, meritevoli delle peggiori sevizie, sino alla morte.

La parte finale è spettacolosa, e rende merito di tutto ciò. Questo film è un grande inno al coraggio e alla dignità.

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