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I 7 fratelli Cervi

Regia di Gianni Puccini vedi scheda film

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La recensione su I 7 fratelli Cervi

di Peppe Comune
7 stelle

Il bel film di Gianni Puccini ripercorre le tappe salienti che portarono i sette fratelli Cervi ad avere un ruolo attivo nella Resistenza e a pagare con la vita la loro convinta fede antifascista. Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore erano nella loro abitazione insieme a papà Alcide e mamma Genoveffa Cocconi quando, nella notte tra il 24 e il 25 novembre del 1943, durante un rastrellamento della milizia fascista, vennero prima arrestati e condotti nel carcere di Reggio Emilio e poi fucilati nel poligono di tiro della città il 28 dicembre dello stesso anno. Al centro dei fatti narrati c'è la figura di Aldo (Gian Maria Volontè) che tra tutti i fratelli è quello che matura per primo una coscienza politica nel senso più pieno della parola. L'esperienza del carcere è per lui molto formativa. L'amicizia con il militante antifascista Ferrari (Serge Reggiani) gli consente di avvicinarsi ai libri e all'ideale comunista e una volta fuori, grazie anche a Lucia (Lisa Gastoni), un'attrice che rilegge i classici insinuando pericolosamente la propaganda antifascista all'interno delle sue rappresentazioni teatrali, intraprende la lotta clandestina e si avvicina al mondo dei "fuoriusciti". E' lui a spingere i fratelli a passare alle vie di fatto, a esortarli a prendere finalmente le armi e andare sui monti a stanare gli oppressori. Così, mentre la "banda" Cervi fungerà da esempio per una modalità di combattimento che poi sarà seguita anche altrove e che caratterizzerà in modo decisivo l'intero corso della Resistenza italiana contro il nazifascismo, la cascina di famiglia diventerà un punto di riferimento per ogni partigiano alla ricerca di un rifugio sicuro. Gianni Puccini equilibra molto bene il momento della militanza politica con quello del lavoro dei campi, anzi, a rimanere preponderante è l'essenza contadina della famiglia Cervi, il loro attaccamento alla terra e alle proprie tradizioni, tanto che si può parlare di un ottimo documento sulla civiltà contadina. La loro è una coscienza politica che si nutre della terra che istancabilmente lavorano ogni giorno ed è per difenderla che si mettono alla testa di organizzazioni collettive che si battono per rivedere la rigida gerarchizzazione su cui si fondano i patti agrari. La coscienza di classe porta la famiglia Cervi a non accontentarsi più di sopravvivere ma a seguire criteri di coltura più in linea con la modernizzazione della produzione agricola (comprano un trattore ad esempio) e a organizzarli in modo da garantire, tanto l'autosifficienza economica per chi lavora la terra, quanto l'emancipazione sostanziale dallo sfruttamento patronale. Il film di Gianni Puccini ha proprio il merito di restituirci molto bene l'origine "contadina" della coscienza politica della famiglia che prima è il frutto dell'istintuale necessità di giungere alla forma più ampia possibile di giustizia sociale applicata allo sfruttamento delle terre e poi si fa militanza consapevole attraverso la lotta condotta contro chi attenta alla loro dignità di uomini liberi e lavoratori. Gianni Puccini (che morì poco dopo l'uscita del film ) si avvalse della collaborazione di Gianni Amelio alla regia e di quella di Cesare Zavattini alla sceneggiatura e di un cast eccezionale che oltre ai già menzionati contava sulla presenza di Riccardo Cucciolla (Gelindo), Gino Lavagetto (Antenore), Renzo Montagnani (Ferdinando), Don Backy (Agostino), Ruggero Miti (Ovidio), Benjamin Lev (Ettore), Oleg Zahakov (papà Alcide), Elsa Albani (mamma Genoveffa), Carla Gravina (che interpreta Verina, la moglie di Aldo), Andrea Checchi (dirigente del Pci), Massimo Foschi (Don Pasqualino Borghi) e Duilio Del Prete (Dante Castellucci). Direi che "I sette fratelli Cervi" è un buon film per un omaggio onesto e sentito a degli autentici patrioti. Di fronte ai quali io mi inchino.

 

http://www.concretamentesassuolo.it/wordpress/wp-content/uploads/2014/04/settefratellicervi.jpg

I 7 fratelli Cervi

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