Regia di David Dobkin vedi scheda film
'The Judge' (ma era troppo facile tradurre con 'Il giudice'?) è un dramma famigliare, che vira in più di un'occasione verso la tragedia, mascherato da legal thriller.
Esso è diretto in mnaiera piuttosto impersonale da David Dobkin, impacciato nei continui cambi di registro tra le scene da film giudiziario - ripetitive e risapute, che rallentano il ritmo del racconto - e quelle (più riuscite) di scavo psicologico dei personaggi, punto di forza del film, assieme al ritratto della sonnolenta vita di una delle innumerevoli città della sconfinata provincia a stelle e strisce.
Lo script e, di conseguenza, la regia che si adegua, si concentrano perciò sui ritratti a tutto tondo delle variegate personalità che popolano il film, tutte impegnate a fare i conti con un passato (remoto o prossimo) che li opprime e che ora gli presenta il conto: dal rampante avvocato di successo Hank (Robert Downey, Jr.) che non esita a difendere chiunque pur di intascare una danarosa parcella che torna alla città natale (che aveva lasciato vent'anni prima in contrasto con il padre) per il funerale dell'adorata madre, alla sua vecchia fiamma Samantha (Vera Farmiga), la quale, a sua volta, ha una figlia adulta che, solo alla fine, si comprenderà chi sia il padre, al giudice suo padre, Joseph - a cui il titolo si riferisce - tutto d'un pezzo (il grande Robert Duvall, avvezzo fin dai tempi de 'Il padrino' a tali ruoli), una vera istituzione per la piccola comunità, accusato di un crimine infamante e minato da un male incurabile, per arrivare infine ai due fratelli del protagonista; Glen, il più anziano (Vincent D'Onofrio), la cui potenziale carriera da giocatore di baseball è stata stroncata sul nascere a causa di un incidente d'auto che gli ha rovinato al mano, provocato da Hank che guidava in stato d'ebbrezza e Dale (Jeremy Strong), il minore che, per timidezza o per disadattamento, fatica a comprendere il modo che lo circonda e combatte il suo disagio filmando gli eventi più salienti che accadono.
I toni sono a tinte forti e qualche sforbiciata avrebbe giovato per la linearità e la compattezza dell'opera, ma l'ottima direzione dell'intero cast, su cui svettano Robert Downey, Jr. e Robert Duvall, nei loro impagabili duetti con cui padre e figlio si rinfacciano rancori mai sopiti e una differente concezione della vita e della giustizia, fa propendere per un giudizio positivo.
Voto: 7.
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