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Pride

Regia di Matthew Warchus vedi scheda film

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La recensione su Pride

di steno79
7 stelle

Negli anni Ottanta il gruppo “Lesbians and gay support the miners” si reca da Londra nel Galles per dare un sostegno concreto ai minatori impegnati in un lungo sciopero per far valere i propri diritti e, dopo i prevedibili imbarazzi iniziali e il rifiuto di una parte della comunità, la solidarietà diviene concreta e trascinante…

Diretto dal teatrante britannico Matthew Warchus, Pride è un film civile appassionato e spesso vibrante che offre una prospettiva inedita alle lotte del movimento di liberazione omosessuale, qui accoppiato alle “giuste” rivendicazioni dei minatori in un periodo di forti mutamenti sociali come gli anni’80, che videro anche la comparsa del terribile morbo dell’AIDS. Strutturato su un impianto corale ben padroneggiato, con diverse storie personali che si intrecciano e a tratti sconfinano in toni da “romanzo di formazione” tutto sommato azzeccati, “Pride” si lascia guardare con piacere. Lo sciopero dei minatori acquista una risonanza etica che non sempre aveva avuto in altre pellicole più superficiali che ne avevano ugualmente parlato, compreso il fortunatissimo “Billy Elliot”; e anche nella rappresentazione dei personaggi omosessuali c’è lo sforzo consapevole di evitare i clichè più abusati e di fornire uno sguardo partecipato ma allo stesso tempo lucido della loro condizione e delle loro lotte per affermare la propria dignità. Dunque, la storia più convincente e toccante mi è sembrata quella di Mark Ashton, vero leader del gruppo “Lesbians and gay support the miners”, morto nel 1987 a soli 26 anni a causa dell’AIDS. Tuttavia, anche i momenti più scherzosi con le vecchiette che solidarizzano con gli omosessuali e si lasciano andare a qualche innocente trasgressione non li ho trovati gratuiti, e strappano un po’ di risate liberatorie che alleggeriscono l’atmosfera, in molte scene impregnata di un impegno civile molto british e molto “left-wing” alla Ken Loach. Apprezzabile l’impegno di un ampio cast dove molti attori talentuosi si ritagliano il proprio spazio senza strafare: in particolare vanno ricordate le interpretazioni di Imelda Staunton, già musa di Mike Leigh ed esilarante come attempata moglie gallese che si lascia trascinare dallo spirito libertario dei gay; Paddy Considine nel ruolo di Dai Donovan, uno dei capi dei minatori che riesce a comprendere fin da subito le motivazioni degli omosessuali; l’americano Ben Schnetzer nel ruolo del citato Ashton, ben calato nel ruolo anche se poco somigliante all’originale, e Jessica Gunning nel ruolo della casalinga Sian James, che risultò fondamentale nel percorso politico della rivendicazione e in seguito fu eletta al Parlamento.

Nel complesso, un film abbastanza “mainstream” ma che non eccede in didascalismi e uno sguardo onesto ad un episodio poco conosciuto, che sarebbe bello accadesse, magari in altre forme, anche nel nostro Paese.

Voto 7/10

 

locandina

Pride (2014): locandina

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