Regia di Matthew Warchus vedi scheda film
CANNES 2014 - QUINZAINE DES REALISATEURS
PRIDE, di Matthew Warchus è l'ultimo film che chiude una bella Quinzaine 2014, e viene per l'occasione accolto con ovazioni e applausi interminabili dalla sala stracolma.
La vicenda di solidarizzazione della comunità gay londinese nei confronti dei minatori delle cave di carbone, minacciati dalle politiche del profitto, della razionalizzazione e di annientamento di tutto ciò che resta al di sotto dei limiti di produttività ritenuti minimi, in barba a preoccuparsi di chi vive e di chi da generazioni sfama la propria famiglia con quel lavoro pericoloso ed insano – poltiche di cui si fece irremovibile promotore il governo Tatcher con il beneplacito delle spregiudicate teorie economiche americane reaganiane, trova in Pride il giusto mix di impegno politico, civico e morale abbinandolo a quello della tolleranza e dell'inevitabile pregiudizio che anche chi riceve un aiuto non può far a meno di provare nei confronti della comunità omosessuale. Temi alti, drammatici e seri sia dal punto di vista economico che da quello civico, dicevamo, ma svolti qui con un occhio per la commedia brillante e ben calata sul periodo (anche musicale) di quegli euforici e spumeggianti anni.
Ecco dunque che un piccolo gruppo di attivisti parte dal Gay Pride per incontrare nel Galles i promotori dello sciopero dei minatori e devolvere parte dei fondi raccolti a favore della causa che li anima ed occupa ormai da tempo. Ospitati inizialmente in casa di uno degli organizzatori, tra la titubanza e la diffidenza di chi li considera dei facinorosi perversi e pericolosi di contagiare innocenti, i membri del piccolo gruppo sapranno farsi apprezzare con l'umanità e lo spirito di collaborazione che li distingue ed anima.
Il film scorre via veloce e frizzante, merito anche di un cast brillante che comprende il giovane George MacKay (ottimo protagonista del recente "Il superstite"), un Dominic West che, smessi i panni del macho, procura ugualmente dei brividi ormonali alle timide mogli dei minatori con uno spettacolo dance sui tavoli davvero esilarante; e poi nomi illustri come Paddy Considine, Imelda Staunton, e Bill Nighy completano degnamente garantendo classe, humor e spessore recitativo.
Qua e là il rischio di toccare una fin troppo facile carineria giocando con le corde emozionali più elementari e "facili" degli spettatori non è sufficiente a renderci tuttavia fastidiosa un'opera che ha il pregio non sempre diffusissimo di farsi anche nel contempo amare ed apprezzare: impegno e divertimento insomma, e gli applausi scroscianti in sala ne sono una precisa e non casuale conferma di riuscita.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta