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I sette del gruppo selvaggio

Regia di Gianni Crea vedi scheda film

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La recensione su I sette del gruppo selvaggio

di giurista81
2 stelle

Western poverissimo che Gianni Crea scrive e dirige al soldo di una coppia di produttori improvvisati. Il film esce con notevoli problemi distributivi, resta fermo addirittura qualche anno e quando esce è fuori tempo massimo. Non lo vede nessuno.

Crea ha una vecchia concezione dello spaghetti western. Il suo soggetto è quanto di più banale e scopiazzato si possa trovare. Due pistoleri coraggiosi, uniti a un improbabile sceriffo dal look alla Caparezza, liberano una cittadina dalla banda del bullo interpretato dal solito Gordon Mitchell, in uno dei suoi innumerevoli pistoleri ricalcati l'uno sull'altro. Alla pochezza ideologica, peraltro penalizzata da dialoghi in cui imperversa la retorica, si aggiunge la pochezza tecnica. Crea si impegna alla regia, è percepibile, ma fotografia, scenografie, montaggio, doppiaggio e interpretazioni sono pessime. Dino Strano è un protagonista debole (tremendo il duello finale quando urla: «Maledettoooo!» E Gordon Mitchell ride di rimando, come peraltro fa in tutto il film). Gli fa da spalla un insulso Mario Brega che, vestito nella prima parte con un assurdo maglione rosa, fa il verso a Bud Spencer, dispensando il famoso colpo del martello, pur se in modo poco convinto. Scarsa spettacolarità nelle scene d'azione, sparatorie ripetitive, con pistoleri che scaricano le armi, sparandosi contro protetti da barriere. Scontri fisici mal coreografati. Cosa si salva? Poco, pochissimo. Convince Femi Benussi, nel ruolo della donna di Strano (una prostituta che cambia mestiere grazie all'amore). Regge a tratti la regia, anche se poco innovativa (Crea copia a più non posso Leone nel duello finale). Non male la colonna sonora di Ciprirani con la main theme, così come l'intero prologo, riciclata da altri film. 

Operazione commerciale e null'altro. Non è catasfrofico, ma più che mediocre senz'altro.

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