Regia di Shana Feste vedi scheda film
Nel 1981 Zeffirelli gira Amore senza fine. Un Romeo e Giulietta da un romanzo di Scott Spencer, incartato nella patina superficiale degli anni 80 e nell’accademismo vuoto del regista, fondato sul culto crescente per Brooke Shields (minorenne acqua e sapone al centro di polemiche per pedopornografia con Pretty Baby di Malle e Laguna blu) e buono giusto per aprire i curricula attoriali di Tom Cruise, James Spader e Ian Ziering sulle note di Lionel Richie. 33 anni dopo, Un amore senza fine ne è il rifacimento. Lui e lei si amano, appartengono a classi sociali differenti, il padre di lei mette il veto al sentimento, ma il loro è un amore che non muore. Accertato che si tratta di un altro, melenso teen movie a immaginario semplificato e plastificato in corpi impossibili e stereotipi a prova d’idiota, metterlo in dialogo con il film originale non è solo fonte d’agonia intellettuale, ma dice dell’industria dell’amore adolescenziale al tempo di due epoche: quel che di aberrante c’era ed era sconfitto nel film dell’81 qui è censurato dal principio. Un incendio doloso ora è accidentale, la tensione erotica della madre per l’amato della figlia è taciuta, la morte è soppressa, coniugata al passato, l’happy end è purissimo e Zeffirelli, a confronto, sembra Zulawski. Come se il filone sentimentale per esistere e convincere il suo target, oggi, dovesse essere chiuso e depurato, escludere il politicamente scorretto, l’ironia demistificante del cinema intorno, la realtà, ed essere solo un cieco atto di fede teocon.
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