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Magic in the Moonlight

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Magic in the Moonlight

di will kane
7 stelle

Star dei giochi di prestigio sotto le spoglie dell'orientale Wei Ling Soo, il compassato Stanley viene contattato da un vecchio amico e collega per cercare di smascherare una giovane donna, sedicente sensitiva, che, secondo l'uomo, sta cercando di buggerare un'abbiente famiglia amica. Duro e intransigente, dotato di un sarcasmo al vetriolo, Stanley prova a giocare vari tranelli alla ragazza, che però, via via, tira fuori cose che mettono in crisi le sue certezze. Non ebbe gran stima da parte dei critici neanche in Europa, "Magic in the Moonlight", venendo bollato, più o meno, come un'ennesima, stanca, riproposizione dell'Allen in chiave leggera, sulle beffe dei sentimenti e sull'ambientazione negli anni Venti. Condotto con un piglio registico forse più accurato che in altre pellicole dirette dall'autore di "Crimini e misfatti", questo suo film n.44 ha, certo, reminiscenze di "Scoop", tanto per fare un esempio, e, se si vuole, uno spunto collegabile a "La migliore offerta" del nostrano Giuseppe Tornatore. Però, rispetto, ad esempio, al successivo "Irrational man", questo è un lavoro gestito con garbo e con più o meno dichiarato intento al cinema leggero-sentimentale degli anni in cui è ambientata la storia, con tanto di love-story che procede per susseguirsi di situazioni, dubbi e slanci, quasi mai resa esplicita. Vero, i personaggi secondari sono forse unidimensionali, ma, se letto nella chiave di quel cinema retrò, ci si accorge che questi erano i canoni: Colin Firth sta a metà tra un disincanto strafottente ed una riluttante inclinazione all'innamoramento, Emma Stone fornisce una prova di personalità, pur facendo il verso alle eroine indipendenti delle commedie dell'età d'oro hollywoodiana. E un film leggero leggero, elegante e sfacciatamente "old style" enuncia la propria morale, con l'amore che sovverte ogni razionale timore, non nuova ma mai vecchia.

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