Regia di Woody Allen vedi scheda film
Sud della Francia, anni Venti del Novecento. La giovane e bellissima Sophie Baker viene popolarmente acclamata come incredibile sensitiva; il più grande prestigiatore del mondo, l'inglese Stanley Crawford, fermo razionalista pieno di sè, accorre per conoscerla e sbugiardarla.
Una partenza precipitosa, una storia a doppio fondo, come nei migliori trucchi di magia, e un finale scoppiettante a sorpresa e controsorpresa: Magic in the moonlight è Woody Allen all'ennesima potenza, la (solita!) dimostrazione dello stato di grazia dell'autore americano. Che qui intrattiene, diverte, insegna perfino (nessuna battuta su un suo copione ormai risulta priva di riferimenti letterari/scientifici/filosofici/artistici) con una storia incentrata sulla sua prima passione dell'infanzia, cioè l'illusionismo. Magia e trucco, fantasia e realtà, religione e ragione: siamo sempre lì, nei territori cari al Nostro, che può sbizzarrirsi con una raffica di battute in una quantità inusitata per l'Allen di questi anni e nel contempo imbastire una trama sentimentale dolciastra di quelle retrò, della Hollywood che fu, a inevitabile lieto fine (contro ogni sensata ragione, appunto!, e quindi a maggior ragione inevitabile). Insomma, il film di WA del 2014 è un buon congegno, uno dei suoi migliori parti del nuovo millennio e naturalmente a contribuire alla riuscita della pellicola ci pensano anche le interpretazioni di un cast, come di consueto, azzeccato: Colin Firth ed Emma Stone (la biondina giovane e svampita: dai tempi di Scarlett Johansson Woody non riesce più a farne a meno), Marcia Gay Harden, Simon McBurney, Hamish Linklater sono i nomi principali, con una particina anche per Ute Lemper e Catherine McCormack. Unica nota di perplessità sull'intreccio 'giallo' sotteso alla trama: chiunque conosca un minimo Woody Allen si sarà immediatamente reso conto che, non potendo esistere per lui la magia e il paranormale (se non nel lieto fine, come già notato), la bella sensitiva Sophie Baker senza ombra di dubbio stava mentendo: e l'unico a poter collaborare con lei alle spalle del protagonista poteva essere il presunto amico, Howard. Ma anche vanificando la scena madre della scoperta del trucco nel finale, il film rimane in ogni caso piacevole, ben strutturato e diretto con la suddetta grazia. 6,5/10.
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