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Magic in the Moonlight

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Magic in the Moonlight

di EightAndHalf
5 stelle

To believe or not to believe.

 

Adagiarsi sugli allori alleniani è semplice, se chi, usurato dal suo stile e dal suo modo di guardare le figurine dei suoi mondi un po' disperati un po' gioiosi,  ha voglia di contemplare della roba abituale e che ovviamente lui ha già proposto svariate volte. Eppure dire che questo film è bellissimo o bruttissimo sarebbe come scegliere che la vita ha senso o non ne ha, benché ci sia molto meno in ballo.

Il paragone con i dilemmi esistenziali non è casuale, ma non è neanche troppo imprevedibile: parliamo di Woody Allen e del suo modo spigliato e spontaneo di porsi i quesiti filosofici più profondi, mai realmente semplificati ma inseriti nel tessuto del dialogo quotidiano come giganteschi elefanti trasportati come fardelli ma divenuti leggeri come piume. Il suo protagonista è una caricatura, Colin Firth misantropo e scettico, pronto con le sue sparate sarcastiche ma, sotto mentite spoglie, celebre illusionista cinese in grado di far sparire elefanti da delle scatole, o tagliare in due corpi umani. Non è il mago di Scoop, ma ci siamo quasi. Non è Woody Allen, ma in fondo è proprio lui, lo scettico prestigiatore. Dall'altra parte, la splendida e minuta (lillipuziana!) Emma Stone, che sfodera alcuni dei suoi migliori sorrisi e riesce a fare impazzire lo scettico Colin Firth giunto nel Sud della Francia per smascherare lei e la nomea diffusa che la vorrebbe abile medium in grado di comunicare con l'aldilà e di conoscere i segreti di chiunque. Avvinghiato dai leggiadri tentacoli dell'ingenuo fascino di quella che lui immagina essere un'astuta ciarlatana, il mago-pessimista saprà scoprire la piccola magia del mondo, senza bisogno di candele volanti o di amabili preghiere.

 

Colin Firth, Emma Stone

Magic in the Moonlight (2014): Colin Firth, Emma Stone

 

Woody Allen abbassa le pretese rispetto a Blue Jasmine, affida al suo Magic in the Moonlight l'etichetta di "commedia di Woody Allen che fa sorridere, più che ridere" (e ce ne sono tante, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni Midnight in Paris tra le ultime) e spera che la scelta di un cast di alto livello possa dosare l'attrito inevitabilmente creatosi a seguito della scelta di un registro abbastanza monocorde e senza mai reali spasimi. La storia del dubbio macerante sul credere o non credere è sempre stata alleniana, senza mai essere stata urlata ai quattro venti, al ché viene da chiedersi la vera utilità di un'opera del genere. Poi sovviene però la strana sensazione che l'ingenuità di Magic in the Moonlight sia troppo esibita per essere radicale. Insomma, c'è qualcosa in Magic in the Moonlight che sfugge, ed è proprio la sua scontatezza.

 

Colin Firth

Magic in the Moonlight (2014): Colin Firth

 

Sebbene la prima parte del film sembri confermare le aspettative meno rosee, nella seconda parte si sblocca tra i dialoghi della sceneggiatura un gioco di parti affrontato con una classicità degna di altri tempi. Con la semplicità di un gesto filmico abbastanza efficace, ma anche esile e un po' troppo preso dai volti e dai paesaggi, Allen scambia i ruoli, per un attimo, fra indagante e indagata, e quando sembra perdersi e cambiare argomento, dopo riesce invece a ricollegarsi ai presupposti, e ad apparire raffinatamente coerente, anche se al prezzo di lungaggini imperdonabili. Di fronte all'ingenuità superficiale di un'opera come Magic in the Moonlight, che sembra per questo non nutrire eccessive pretese, viene da chiedersi se c'è da crederci o meno. Cosa aggiungerebbe un film del genere, dal passo elementare e cadenzato, all'intermanibile filmografia del regista americano? Una semplice cartolina ai suoi film in trasferta europea? O forse un po' una summa delle sue tematiche più semplici? Risposte non ce ne sono, e l'ambiguità del silenzio e della non-conclusione è proprio un lampo di magia.

 

Emma Stone

Magic in the Moonlight (2014): Emma Stone

 

Ripetitivo e ridondante, deboluccio dal lato del divertimento, saturo di risvolti narrativi risaputi (soprattutto nella prima parte), e docilmente schematico, Magic in the Moonlight sembra voler dire a piena voce che né siamo bendati né stiamo guardando solo uno schermo, ma che forse c'è bisogno ancora di credere al Cinema e a quella proiezione che è solo una luce diffratta e "rimontata". E forse ci sentiremo più a nostro agio, e potremo essere felici alla faccia dell'indifferente natura, se quelle carrellate, quelle immagini e quei toni sono proprio quelli del nostro amato Woody Allen.

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