Regia di Lee Ju-Hyoung vedi scheda film
TFF 2013 - CONCORSO - TORINO 31
Due Coree, due modi di fare e vivere la politica, due concezioni differenti di vita, due mondi divisi da un confine innaturale che pure l'Europa conosce a fondo. Un gruppo di spie si infiltra nella occidentalizzata parte sud per compiere missioni segrete volte a punire i traditori che vi si sono rifugiati. Per svolgere indisturbati il loro compito, ossessionati dalla perfezione del risultato in quanto un fallimento potrebbe compromettere le vite dei loro cari, i membri della squadra si installano in una villetta di una zona residenziale, simulando una comune famiglia. Presto ed inevitabilmente verranno a contatto con i loro vicini caotici e problematici, che non fanno altro che litigare, fare capricci, sprecare cibo e vestiti, rimproverarsi uno con l'altro. Scioccati di come ol capitalismo abbia rovinato e compromesso gli equilibri familiari, le spie tuttavia capiranno poco per volta che gli affetti veri ed autentici si nascondono anche dietro comportamenti poco ortodossi a rappresentare il perfetto equilibrio familiare. Scritto e prodotto da Kim Ki-duk, e dunque atteso con un certo fervore, Red family segna l'esordio del regista trentaseienne Lee ju Hyoung e appare più interessante che riuscito, più appassionante in certi momenti caldi del confronto tra due civiltà opposte ma vicine, che pienamente comprensibile. Specialmente quando nel finale tenta di coinvolgerci nel fallimento di una missione che si ripiega su se stessa, nel momento un cui tutti i componenti della squadra si rendono conto pienamente del caro prezzo e del ricatto insostenibile sotto il quale sono costretti a continuare la loro vita di falsità, come fosse una rappresentazione teatrale che non riescono più a recitare con la convinzione di un ricatto che diviene insostenibile.
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